Al nome di Dio Amen
a dì III Luglio MCCCLXXXVI.
Questa è una
scritta di patti di
compagnia intra
Betto di Giovanni
trombadore da
Prato e
Diedi di Viviano da
Pistoia abitante in
Prato,
ne l'
arte della
merciaria cioè
Che conciosia cosa che insino a dì IV d'
Aprile MCCCLXXXVI i detti
Betto
e
Diedi facessono
compagnia insieme a parole, e oggi la vogliano
chiarire per
iscrittura, dicono che feciono la detta
compagnia in questo
modo cioè
Che 'l detto
Diedi dovea mettere in
bottega tutte le
mercatantie e
masserizie ch'egli avea allora in
bottega, e ancora si doveano
contare i
debiti i quali il detto
Diedi avea per cagione della detta
mercatantia, e
promise di stare risedentemente alla loro
bottega e fare quanto sapea di
bene nella detta
bottega.
E il detto
Betto dovea mettere e tenere nella detta
bottega il suo
torcitoio da
refe e la detta
compagnia glielo dovea mantenere, e al
tempo ch'eglino si dividessono il detto
Betto dovea riavere il detto suo
torcitoio e le
masserizie d'esso così mantenuto, e dovea stare a la detta
bottega e fare quanto sapesse di bene salvo che detto
Betto potesse
servire il
Comune di
Prato co la tromba e co la persona quando fosse di
bisogno e ogn'altra persona in
Prato e in caso andasse fuori di
Prato e
aoperando la tromba
guadagnasse alcuni
denari, allora dovesse il detto
Betto la metà di quello cotale
guadagno mettere nella detta
compagnia e
nella
cassa della detta
compagnia, e l'altra metà fosse libera del detto
Betto.
E furono d'accordo che tutti i
denari che si pigliassono nella detta loro
bottega si dovessono mettere in una
cassa, e a' bisogni aprirla e
pagare
chi dovesse avere da loro.
E se caso avvenisse che l'uno di loro mettesse e tenesse
denari nella
detta
compagnia più che l'altro, allora fosse tenuta la
detta
compagnia, provvedere quello cotale che ve li tenesse
secondo è d'usanza provvedere e
denari che si tengono in
mercatantia e
uso di
mercatanti.
E tutte spese di
pigione di screpoli e ogni altre spese che corressono o
bisognassono fare per la detta
compagnia e ante dal dì che
s'accompagnarono a parole insino al fine della detta
compagnia si
dovessono e debbano trarre della
cassa della
compagnia e
bottega.
E i detti dovessono fare uno
libro che si dovesse scrivere per loro
chiunque dovesse avere da loro e un altro
libro in che si dovesse
scrivere per loro chiunque loro dare per cagione della detta
compagnia e
arte.
E furono d'accordo ch' el
guadagno che si facesse e farà nella loro
bottega si deva partire per metà cioè che l'una metà fosse del detto
Betto e l'altra metà del detto
Diedi, e così del danno se avvenisse onde
Iddio guardi.
Montò la
mercatantia e
masserizie che
assegnò il detto
Diedi siccome
dicono essere
scritto a
libro loro in tutto
fiorini Duecentocinquantadue,
soldi tre e
denari otto.
E
montarono i
debiti che
assegnò il detto
Diedi siccome dicono essere
scritto a
libro loro in tutto
fiorini Duegentonove e
soldi otto.
E però oggi questo dì III di
Luglio MCCCLXXXVI i detti
Betto e
Diedi
affermano i soprascritti patti e
convenzioni per cinque
anni cominciano a
di
mese d'
Aprile MCCCLXXXVI e promettono attendere e osservare i
detti patti a uso di buoni e diritti
artefici e
mercatanti a la
pena di
fiorini
cinquanta per ciascuno di loro che non gli osservasse, e per
chiarezza di
loro ho fatto io
Monte D'Andrea questa
scritta di mia propria
mano in loro presenza, e degl'infrascritti testimoni, cioè
Francesco di Matteo Bellandi
e
Galatto di Cambione tutti da
Prato.
Io
Francesco di Matteo Bellandi di
porta S. Trinita da
Prato fui presente della sopradetta
scritta e patti
scritta per mano di
Monte d'Andrea sopra detto e per
chiarezza di questa
scritta
mi sono scritto di mia propria mano insieme con
Galatto di Cambione
soscritto.
Io
Galatto di Cambione di
Grassina da
Prato mi sono
soscritto in
questa
scritta con
Francesco di Matteo Bellandi insieme co lui che
fui presente.