Ringraziovi che m'avete indugiata la venuta mia a voi per le
feste; che con molta mia fatica d'animo mi partia, vedendo come Dio
m'ha confinato: però che l'amico, per la infermità quasi ismisurata, mi
pare in
tutto fuori di sè, e dice e fa cose da non dire. Quando fia piacimento di
Dio, esso ci mandi la sua misericordia. Di
Lionardo, ch'e tornato, e sua
donna, che volea loro me' ch'a sè, non posso far conto; chè in niuno
modo gli vuole vedere. Solo vuole vedere
Nanni; che l'ho levato dal
setaiuolo, e sta con lei dì e notte; e temo non perdere anche lui, tanto
s'affrigge. E se avesse uno sacco di
fiorini, non trovarei chi la servisse.
L'animo mio è forte, ma la carne e inferma; e tanto ho bene, quanto
sono fuori. Col tempo mi conforto. Vedremo a
Pasqua quello che fia
piacere di Dio. Con voi mi sono un poco isfogato. E vedete la bontà di
Dio, che mi dà quel
garzone; che non fu mai donna che meglio servisse
uno infermo, d'ogni cosa: e dammi l'ufficio, ond'io la posso bene aiutare;
chè quasi ogni dì vuole uno
cappone, tra
pesto e stillato. Sì che mi
percuote, e anche mi medica: benedetto sia Iddio!
Piero vi sia
raccomandato. Quel suo
Cristofano mi scrive spesso; e parmi non sa
pigliar partito, nè d'andare ne di stare: è vecchio e ha assai, e teme no
gli venga meno il
pane. E' troverassi alla morte, e parràgli avere
sognato. Non so se
Piero appare poco o molto con lui. -
Ser
LAPO vostro. 13
marzo.