Al nome di Dio, a dì 23 di febraio 1384. Per no vedere il bisongno e per atendere a pùe chose non t'ò scritto, ma per una disi a Monte che tti dicése quello mi credetti fare. Sómi poi pensato altro, dove che tue ti chontenti, chome ch'io so bene non bisongna dire se no "fa chosì": tuttavolta volglo che questo fatto vada secondo ti contenti. Io no vegio modo a volere fare bene ch'a me non chonvengha istare que 3 mesi o pùe, e parmi sarà il meglo di tutti. Que farò qualche chosa e atenderò a fare i fatti miei e dare ordine di quello ch'i' òe intendimento di fare. E pertanto a me pare il meglo che noi siamo qua tutti insieme che stare l'uno qua e l'altro chostà: in ongni luogho ispendiamo, e io istarei male qua e tue non bene chostà. Foe chonto che noi istiamo qua tutto magio, pùe e meno, sechondo verà a punto; e però, se tti chontenti di venire, metti a punto tutte quelle chose che tti pare che tti siano di bisongno per te e per chotestoro e per me, ed avìsati bene d'ongni chosa e metti tutto in uno luogho o, vòi mandare anzi ch'io sia chostà, Monte farà quello farà bisongno e manderà per Arghomento; io sarò poi chostà e verénne tutti di bella brighata. Manda quello ti pare di tutte quelle chose ch'io mando per una scritta e tutte le chose tue e di chotestoro, e poi, quando io vi sarò, recheremo i rimanente e meneremo Nicholò di Piero cho noi e Lapo, se chostà non arà a fare troppo. Ma se tue non ti chontentàsi bene di venire, non chale mandare tante chose. Istarò qua insino a Pasqua, poi andrò e verrò chome a punto verrà. E se tue volgli venire volentieri potremo mandare alla zia che si mutasse nella chasa chome avamo ordinato; poi prenderemo partito chome parrà a noi ed a lei. Forse m'acorderei a stare, chome dicavamo, o tòre quella chasa che ci è dirieto, ch'è il tenpo a Ongnesanti. Ed ella si potrebe istare in parte e fare vita per sé. Or questo si potrà vedere pareche volte anzi si farà nulla. Per questo tenpo che noi istaremo di fuori no monterebe nulla, ed ancho per 2 o 3 mesi aprèso, tanto che fóse Ongnesanti che si aluoghano le chase; e pure le faremo questo bene, ed a noi non chosterà tropo, e lla chasa ne starà di melglo. Ed andando io pùe lungi che Pisa, chome a punto potrebe venire, rimaresti molto bene cho lei, chome che, s'io potrò, porrò chanpo chostà per senpre, pure ch'io abia tratto a fine pareche chose ch'i' òe a fare che portano tropo; ma l'uomo non può dire "chosì sarà". Or io aspetterò tua risposta e in questo mezo; ma penserò bene e verò facendo quello ch'è di bisongno, per molti parti; manda non di meno una parte di queste chose, quelle che tue vedi che sono di magiore bisongno, venendo o noe venendo. E io sarò chostà, venuto Simone, un dì di questa settimana che viene, e se tti parà di venire metteremo chostà a punto chome vorà rimanere, e chosì farò a Firenze e potrasi vendere quello grano che v'è. No macinato. In però, istando qua una peza, aremo asai di quella farina macinata insino allo nuovo. La botte dello vino ch'era a mano, mi dice Lapo che nn'à venduto la magiore partte lb. 4 il barile. Quando di Pisa partiremo, andremo a Firenze e chostì, chome ci piacerà, e troveremo in ongni parte vino, e quello sarà di bisongno della farina faremo venire da Firenze: quella chostì voremo loghorare e, se lla ricolta vae bene, grano varà meno asai che noe vale il vino, c'à tanto tenpo che non aremo tropo d'avanzo, e di quello aremo d'avanzo faremo danari: varà uanno pù ch'altri non pensa. Se truovi da vendere quello che si marimise, cioè il buono che si bee, fanne danari; e vendendo f. uno barile, vendi quella botte ch'ène a lato; non avendo f. uno dello barile, lascia istare quella botte piena: venderàsi una altra volta. Fae danari della marimesa e di quello altro. Questo dì ricevetti per Arghomento tua lettera e quanto mandasti; le due lettere che vanno a Vingnone ò date allo Nero, ed alla tua rispondo apresso. Piacemi che tue e tutta la brighata siate sani ed alegri: piaca a Dio chosì sia per lungho tenpo! La ciopa e l'altre chose, ebi; vorei ci avési mandato quanto volevi mandare: fara'lo per la prima volta, chome iscrivo. Alla Bietrice non ò detto nulla, ma sì a tutti gli altri; le donne di Piero borsaio vénono ieri per lei ed anchóra v'è; credo tutto dì domane vi starà. Domane aspetto monna Margharita e lla sua brighata e poi sabato andremo a porto per montare inn nave: che Idio gli portti tutti a salvamento, s'egl'è di suo piacere. Grande pensieri n'òe perché è picchola nave ed è chatalana. Per Arghomento ti credo mandare, se lle potrà rechare, parecchi de' nostri aranci; no lo mi puote anchóra promettere perché non sa che some charicherà. Anchóra, se ci avése chosa veruna di pescie salato, ch'io sapése fóse buono e che tti piacése, mandere'la; non so che pescie ci s'abia, anchóra non ò mangiato di veruno. Faròci la morte di ch'à pocho. Se voi non ci siete tosto, no mangio chosa che mi piaca, e non sono le chose a mio modo e lle schodelle non belle. Se foste qua pure istarei tropo meglo: sarà tosto, se piace a Dio. E forse sarà la diretana volta per andare a stare di fuori, chome ch'elgl'è il melglo, alchuna volta, provare: parà, poi, altrui milgliore il pane da chasa. Or tutto si fa a buona fine: piaca a Dio ch'ella sia in punto e inn ora, che sia salute de l'anima e dello corpo di tutti noi: a buona intenzione il fo. Io m'era pensato, se tti pare, di mandartti uno ghorbello d'aranci e, poi che Monte vendése di queste aringhe, una balla, chon patti di tòrne per lo chosto quelle ti parése, e mandarne alle monache di tutti i munisteri, a chatuno quello ti pare e a 'ngniuna delgli aranci; e se tti pare mandarne a' frati di Santo Francescho, 50; e quelli aranci ti pare allo munistero di Santo Niccholao, 100; e a quello di Santa Chiara, 50; e alle donne di Santo Michele, 50; e a quelle delle Chonvertite, 50. Or io ti dirò que di sotto quello volglo che tue facca. Io ti credo mandare, alla tornata d'Arghomento, 1 balla d'aringhe e 1 migliaio d'aranci; e lla metà degli aranci venderai e l'altra metà darai a chi tti parà. Chosì farai delle aringhe; e se tti pare darai tutte, e aringhe e aranci, e lla magiore parte darai per Dio e l'altra metà ad amici e parenti, ed a ricchi ed a poveri, e io ti dirò in partte a chui, e poi, s'io dimenticho veruno che tti paia che sia bene fatto, fara'lo tue chome ti parà. E ricòrditi dello prete di San Piero, che mai no lgli mandamo nulla, chome ch'io abia fatto a quella chiesa pùe che veruno altro parochiano. Io ti farò in sue una scritta tutti quelli ch'a me parà, secondo ch'io mi ricorderò, e lla quantità a ciaschuno che mi parà che basti, poi tue manda, o pùe o meno, chome a tte parà. Il Nero ti saluta per 100 mila volte; dice che tue lo schusi a la Bartolomea e alla Ghirighora, che non fece loro motto perché non si ricordò, tanto avea l'animo achupato di malichonia per la partenza facea da tte. I' òe scritto a Monte sopra i fatti della chomare, e che sia chon techo, e vedete tutto quello si dèe fare per modo ch'io facca orevolemente tanto chome a lui s'apartiene, e pù: elgl'è persona che llo merita ongni bene. Fae che, i mentre Simone è chostà, elgli iscriva ciòe che tue presti od achatti, e quello che tue fai che si à da scrivere. L'altra iscritta ch'elgli fece è nello mio Libro lungho nella mia chassa: tu ài la chiave o ella v'è dentro; fàlglele trovare, e riguardi se v'à chosa veruna che si sia prestata, e fa di riaverla. Ricordomi d'una barella ebe maestro Nadino: fae che no si perda. Ricorditi d'andare a buona otta a dormire e levare matino, e lla porta non si apra se tue non se' levata, e datti guardia di tutto: no lgli lasciare andare ischaporegiando. Tu sai chi è la Bartolomea, dirà vada inn uno luogho ed andrà in uno altro; la Ghirighora è pocho savia: no lla lasciare sanza te. Elgl'è ora magiore bisongno la guardia che quando io vi sono, tale andrebe furando ora che quando io vi sono no vi paserebe. Or fa per modo ch'io non mi abia a cruciare techo: non puoi erare a fare buona guardia ed ètti agevole, ma che tti ponghi a chura di tutto ed avere l'animo alla chasa ed alla familgla e noe alla róccha o a l'agho, che in cento anni non ti potrebe valere quello che tti potrebe esere danno in una ora; or fa d'esere donna e non pùe fanculla, tosto entri in 25 anni! Perché mi di' ch'io no véghi tropo, farò sanza pùe dire perché è tardi. Credea iscrivere a Niccholò di Piero: non so s'io potrò. S'io no lgli scrivo, no monta nulla; a Monte iscrivo gli dicha quello bisongna: salutalo per mia partte, e lla Lapa e tutta la brighata, e schusami a meser Piero, ch'io no lgli feci motto quando mi partti', e digli, s'io poso fare chosa veruna, ch'io sono a suo piacere. E rachomandami a meser Giovanni di Lipo, e saluta Nicholozo e mona Chatarina. Per questa farò sanza pùe dire. Che Idio ti guardi senpre chome voresti. per Francescho di Marcho, in Pisa Sómi da poi avisato che tue no mandi tutte queste chose per non darti brigha: manda solo Simone cholle taze e chuglieri e inn uno sachetto, chome ti pare, pareche di choteste chose da mangiare. In questo mezo m'aviserò meglo e da tte arò risposta, e poi faremo di tutto una brigha e noe due. Per Arghomento non ti poso mandare nulla: farollo per altro, che manderò qualche merchatantia a Monte pure risponda, o forse prima dilgli mi risponda dello fero da fare chiovi di chavalli. Margharita, donna di Francescho di Marcho, in Prato.