Al nome di Dio, a dì xxij d'
aghosto 1389.
Per
Niccholò di Piero ti scrisi. Per questa dirò brieve perché pocho
t'òe a dire e da tte non ò auta lettera. Io vorei lavare que la
tavola per
modo che di grande tenpo io non ci avése a tornare per istallo fare, e
ancho ci vorei lasciare per modo che tutto rimangha bene. Arei bisongno,
a volere fare tutto, di starci tutto
settenbre, ma vorei che ci fósi
tue e lla
Lucia, e chostì rimanése la
Giovanna e
Andrea. Se ci vòi venire
maderotti, domane da sera,
chavalli e chonpangnia, e
martedì matina
inanzi dì puoi venire, e starénci tutto
settenbre; e arai qualche ispaso in
questo tenpo chagionevole ed è tenpo da noe
filare.
E per questo pocho non ti chale rechare nulla, se non i
panni dalla
domenicha e, indoso, quello vòi tenere el dì del lavorare; e pe niuna
altra chosa ci mancha, fae chonto andàsi a
Quarto a stare uno
mese.
O se tti chontenti pùe ch'io vengha chostì, e poi ci veremo tue e io
una matina; ma questo sarebe pùe brieve. Rispondi brieve domane di
buona ora, e io ti dirò quello arai a fare. Se tti acordi a venire
martedì
mattina, òe quattro
chavalli presti; e verà
Mazeo di monna Venna e
Nicholò di Piero, domane da sera. Dio ti guardi.
Francescho di Marcho, in
Prato.
Se dubiti della
fiera che noi non abiamo forestieri, credomi pocha
gente ci verà; e se pure ci viene persona, a voi ne ttocherà pocho, o
forse no è persona, e se pure ci venghono, saranno i bene venuti sanza
darci molta faticha.
E dìe a mona
Giovanna che lla sua
lettiera è chominciata; e s'ella
volése venire, sia la bene venuta:
chavalli arete asai. Rispondi pure
tosto brieve e mandane due,
chopia l'una della altra: solo 4 parole
[ms.: porole
].
Monna
Margharita, donna di
Francescho di Marcho da
Prato,in
Firenze.
1389 Da
Prato, a dì 23 d'
aghosto.