Al nome di Dio, dì 20 di
marzo 1393.
Ieri ti scrissi quanto fu di bisongno:
ara'la auta e risposto. Di poi
ieri medesimo n'ebi una tua, apresso rispondo.
I
leardo ebi ieri e altro nonn è a dire, ed ebi i 12
pani freschi.
Maravìlgliomi che n'abi chosì pochi
pipioni: fanne quello ti pare;
sendovene suti più, arei dato modo d'averli
venduti qua.
Arai poi saputo quanto
orzo fa quello da
Filèttore e avisatome; se
non, fallo, benché pocho porti.
A
ser
Chimenti scrivo, per una sarà chon questa, sopra quelli
debono dare quello mi pare sia di bisongno: sollecitalo anche tu
chome ben ti pare e
dira'mi quanto si segue; mai non credo avere più
a
piatire il mio in chotesta terra.
E' mi piacie asai che alla
madre di
ser
Lapo scrivessi e che lle
mandassi delle
tinche: falle quello onore puoi e sai.
La
spelda fu di buono
peso e debbe eserre buona. Parmi che
tu ordini che non si dia alla
mula altro che
spelda perché è meno
chalda che l'
orzo: fallo dire a
Filippo
malischalcho e, se pare a llui,
lo fa.
La
quistione nostra è ridotta, ch'egli è paruto a
Guido di meser Tommaso
e a
ser
Lapo e a ongni mio amicho ch'io pilgli achordo
chon questi del
Ghonfalone, e chonsiderato la loro forza e nella mala
disposizione ch'egli erano in darmi ongni dì brigha e 'npacio e vegendomi
eserre male atto a
piatire cho lloro, ò diliberato di seguire il
parere degli amici. E infine quelli del
Ghonfalone ànno detto a
Guido
che achonci questo fatto chome a llui pare. Ed io anche gli ò detto
eserre chontento e, sechondo ch'io posso chonprendere, la chosa verà
a questi termini: che per lo tenpo pasato
Guido dirà ch'io
paghi tanti
danari e per l'avenire loderà ch'io abia tanto di
prestanza, in modo
che mai non mi possa eserre cresc
iuta. E vengho a eserre
citadino
chontro a mio volere, ma non posso più; porto in pacie e porterò il
me' potrò e dirò tutto sia per lo melglio, e buona speranza n'ò di poi
che
Guido l'achoncia elli. Dassi ordine di trare a fine la chosa e chon
modo chiaro. Che seguirà saprai.
Altro non t'ò a dire per ora. Dio di guardi.
Francescho di Marcho, in
Firenze.
Dirai a monna
Simona che a
Domenicho di Chanbio pare il melglio
di fare
churare un pocho melglio il suo
panno lino che non è ben
biancho: òlli detto lo faci che se ne
venderà di melglio.
Se vorai rispondere sopra la mostra del
nastro ti mandai, rispondi.
Monna
Margherita, donna di
Franciescho di Marcho, in
Prato.
1393 Da
Firenze, a dì 20 di
marzo.