Al nome di Dio, a dì 5 di
febraio 1395.
Viene chostì
Guido di meser Tomaso e stasera
cenerà chol
Podestà e
poi
domenicha, credo, desinerà cho noi: io verrò cho llui. Per istasera
non bisongna fare nulla, salvo che fare le
letta di guso bene e simile quello
dello
fondacho per la
familgla.
Acchatta da monna
Simona quello ti pare
per lo
letto dello
Fattorino e di
Niccholao, cioè quello dello
fondacho.
Guido, credo, domirà questa sera chol
Podestà, e ccho noi la sua
familgla. Nella
chamera dell'uno
letto staròvi io, e provedremo a quello
sarà di bisongno. Se lla
logia non è netta, falla
nettare.
Quello che nmi pare sia di bisongno si è che tue mandi sùbito per
mona Fia e per
Baronto, e vedi modo d'avere 3 o 4
paia di buoni
chaponi, e fatti dare
danari a
Niccholò: io verrò proveduto di pùe
altre chose di qua. Non so chi verà cho llui, e però non te lo posso
dire. Provedi a quello ti pare, che, per fretta, non ti posso dire altro
per questa. Idio ti guardi.
Francescho di Marcho, in
Firenze.
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato