Al nome di Dio, a dì 19 di
marzo 1396.
Istamane ti scrisi chonpiutamente, e fu chon esa una a
Barzalone e
una a
Nicholò di Piero: mandàmole per
Domenicho di Franciescho Bonsignori
che fu qua. Le
chiavi aretele aute e risposto; e se no, fate
d'averle e rispondete. Dimentichòmi dire, a tte
Guido, che ttu cerchàsi
tra certi
quadernucci di mano del
Fattorino, che sono d'un
foglio
iscenpio pieghato per lo mezo, che ve n'à cinque o sei: vogliamo
quello dove si scrissono le
maserizie che vénono a
Firenze ora l'ultima
volta: cerchàtelo e mandatemelo.
Di poi, per lo fancullo di
ser
Baldo, n'ebi una vostra; chon esa,
una di
Barzalone: rispondo apresso.
Piacemi che voi avessi l'
accia per
Antonio Michochi, e simile che
voi abiate
chontato chol
fornaio e mandatolo chon Dio. E sono chontento
che si ritengha
Nanni manescho e
Chasino e
Nannino e quello
da
Montepulciano, tanto ch'io vi sia; e che se alla
Chi
usura è fatto
quello bisogna, se ne vadano al
Palcho e chonpiano di póre quel
vignuolo ch'ànno chomincato. E ricorda a
Nanni che faccia un grande
pozzo, o
fossa che si voglia chiamare, nella via della
vigna chom'io gli
mostrai, e della
tera rienpia dove bisogna, e poi quella
fossa rienpia di
pietre triste: e' t'intenderà inchontane
nte. Io v'avea detto, per quelle di
stamane, che voi facessi tagliare la
quercia ch'è nella
Chi
usura - che
Barzalone sa - per fare la
cholonna del
chatro; e aveavi detto si
disfacesse il
pagliaio, o tutto o parte, per portare a
chasa; ma perch'egli
è piovuto, credo che sarà meglio lasciare istare alchun dì, tanto
ch'io vi sia e poi si farà tutto; ma puossi dire in questo mezo ad
Antonio Michochi achonci i
chatri.
D'
Antonio di Fattalbuio non è a dire altro: faccia la volta e poi
vedremo che sarà. Dissivi che mi piacea che
Ischiatta facesse la
siepe,
che fosse forte e buona: dategli quello che vi domanda e di tutto fate
richordo; facciala per modo che non si perda la spesa.
Son contento che sse
Chasino dèe avere
f
. 1, ne gli
prestiate due e
ponete a suo
conto.
Piacemi che domattina mi mandiate 25
pani perché credo fare la
pacie tra
maestro
Falchone e
Bellozo e disineràno chon mecho, ed
egl'è pù bello e migliore che quel de' signori.
Quanto di' di
Bellozo che mi tiene a parole e dami piacere, ònne
gran bisogno perch'i' ò d'altra parte tanto dispiacere e manichonia
che sse noi non ci dessomo un pocho di piacere me ne potrei morire,
ed io vorei vivere anchóra un pocho per fare qualche bene, che del
male ò fatto assai. Mona
Mea saluterò per tua parte 100 volte.
Piacemi avessi per
Arghomento otto
sacha e che per lui mi mandi
la
soma dell'
olio: questa mattina l'attendo, e per lo detto t'aviserò
quanto sarà di bisogno e manderò il
mantello a
Barzalone.
Prochacciate d'avere
danari da chiunche dè dare che, chome sarò
chostà, prochaccerò d'avergli sanza tenermi più a parole; e chosì dite
a ongni
uno di que' che sono in su la
scritta.
Di poi ch'avemo iscritto insino a qui, ricevemo per
Arghomento
due
barili d'
olio, e
ranochi, e ll'
uve, e
tovagluoline. Della
mula non
è altro a dire. Mandami domattina del
pane, se
Arghomento ci
viene, e dimi se chostà avete bisogno di nulla che ttu vuoi ch'io ti
mandi.
Qui è schoperto del tuto la
guera cho' pisani, ed io e gli altri
merchatanti ci tegnamo tutti disfatti. Che Idio provégha acciò che cci
fa di bisogno: non sono sanza manichonia.
Per questa non dicho altro. Idio ti guardi.
per
Franciescho di Marcho, in
Firenze.
Mona
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato.
1396 Da
Firenze, a dì 19 di
marzo.