Monna
Margherita. Io sono venuto in
villa a vedere uno
lavorio che fa monna
Bartola.
Dice
Guido ch' io vi faccia questa
ambasciata, cioè ch' el primo dì che e' tornò di
Lombardia
Francesco fu con lui, e parlarono insieme ciò che bisogno fu all' uno e all' altro. E dice ch' io
vi dica che da quello dì in là e' fu libero e spacciato da lui. Siche s' egli é soprastato, non é
per difetto o per fatto di
Guido. Crede bene
Guido che
Francesco n' abbia acagionato lui del
non tornare a
Prato.
Non vi sia noia dire al
fattore maggiore di
Francesco, che s' io pensasse che e' fosse in
Cafaggio, ch' io l'andrei a vedere; ma uno suo
maestro, ch' à nome
Vanni, lavora ora meco.
Salutatelo da mia parte. E a voi mando due
fiaschi che me gli empiate di quel
vino della
botte
grande che gemeva, tanto che e' venga il mio di
Valdinievole, che ci sarà a questi dì. El
Fattorino
e gli altri salutate da mia parte. Io ci starò domane, e penso vi verrò a vedere, s' io
potrò. A
Francesco non dite nulla, chè penso sia in grandi faccende, com' egli è sempre.
Io sono alla lucente e lieta aria iscalzo: e fammi venire sonno il suono de' coregiati, e l'
aie
nette e pulite m' invitano a saltare e fare tomi ischiavoneschi in sulle
montagne de' grassi
grani,
i quali astettavano miei vôti
granai. Qui non à
cicale nè
mosconi o
tarantole, che mi dànno
malinconia come sono al
Palco. Sono solo, e non sono desto, né molestatomi l' uscio da persona.
Odo
Francesco si tribola, e io godo. La donna ci fia tosto; verretela a vedere per vostra cortesia.
Ella à voglia di ristorarvi.
Il secondo
fattore iscrisse questa.
Monna
Margherita di
F. di Marco,
madre carissima.