Al nome di Dio. A dì 26 di
lulglo 1395.
La chagione di questa si è perché
Nicholaio Martini ène pegorato,
bene che a me none parve mai bene, ma no' t'ò mai voluto
iscrivere il cho
ntrado, perché chi diceva una chosa e chi una altra:
egl'àe auto senpre la
chontina e ora gl'ène aparito uno
singhiozo
che dubito no' l'ateri: Idio faca quelo debe esere il meglo de l'anima
sua. Penso che ttu faresti bene a venirci istasera, quando tu avesi
meso inn ordine di mandarne il
crocifiso, ed egli si chonte
nte
rebe
di vederti, e' suoi
figluoli arebono charo che ttu ci venisi: sono
queste chose che si debono fare, e chi no' le fae, non eschono mai
di mente a chi rimane di loro. Aretelo iscritto più dì fae, ma preché
l'ò sostenuto, per questa gente che tu sai che sono qua, cho' senpre
dicendo a ongnuno che ttu avevi una gradisima facenda chostà, e
chosì diceva a chi me ne domandava e simile a' suoi
figluoli e pare
che chostoro si partirano domattina di qui e vanno a disinare chol
piovano di
San Gusto, sechondo odo, e di là si debono partire e
venirne a
Firenze. A mio parere io gugnerei qui all'
Ave Maria e
allora andrei a vicitare
Nicholaio, ch'i' ò detto che, per questa chagione
qua, tu ci vieni, perciò che ttu ài uno grande inpacc
io a
Firenze e che, se no' fose per amore di
Nicholaio, tu aresti mandato
per me. Penso ogi mai no' ti bisogna dubitare di venire per chostoro
per ongni chosa, ma tu saresti molto ischusato, per amore di
Nicholaio
farai bene di venire tosto; e' m'à preghato che ttu gli faca
chonperare una
metadela di
vernaca, la miglore si può avere, e più
che tu mandi a
chasa
Iachopo di meser Biagio e faci
chonperare uno
fiaschetto di
mezetta e da parte di
Nicholaio gli manda a chiederlo
pieno di
vernacca e dichagli la chagone. Chon questa sarà una lettera
che ci mandò il
priore di
Santo Domenicho e dise ch'io la ti
mandasi, perché tu la mandasi a
Roma e ch'ella ti fose rachomandata.
Di poi abiamo auto una vostra fatta a dì 25: per questa no'
vi posiamo fare però che noi attendiamo domattina. Alla
Franciescha
sarà rechato una
libriciuolo de l'ufico de la donna. Mona
Giema fue
iersera qui chon una sua chonpagna, la quale ci àe data, a me e a
tutte le vicine, la miglore sera ch'io avesi mai, perché pare uno
angnolo e ela manderà quelo
libriciuolo alla
Franciescha e, s'ela no'
lo manda, mandi
Maso per eso, e no' falli che ttu me l'arechi. Una
borsa ti mando: darla a mona
Giovana di Paolo Mattei, e di' ch'ele
no' si fanno altrimenti a le
vedove. Le
pale abiamo aute da
Ghonfienti.
Il
vino biancho fue miglore che l' primo dì. Idio ti guardi.
per la
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
1395 Da
Prato, a dì XXVI di
luglio.