Al nome di Dio. A dì 22 di
marzo 1396.
Questa sera n'òe ricevuto una tua: arecholo qui il fancullo
d'
Arghomento, e chon eso era una lettera a
Barzalona e una a
Nicholò di Piero,
e una a
ser
iSchiatta a la
chapana; e
Arghomento era
istato qui ritta alle ventidue ore e avevami detto che per
Nannino
mi rispondevi e arechomi le
spezie e il
pepe che tue mi mandasti e
disemi più novelle, le quali mi daranno la mala notte in che termine
le chose sono chostà, chonsiderando che tue vi ti ritruovi: à voluto
Idio pure che sia chosì. Feci porre il
mantelo a mona
Ghita e mandala
al ghuardiano di
San Francescho, preghando che facese preghare
Idio per te e per tutti gl'atri, ché mi pare che ci sia di gran bisongnio:
molto arebo' charo ongni gente, chi be' ti vole, che tue fose
qua: ongni chosa si vuole riputare che Idio facca per lo meglio.
Barzalona è venuto ogi chostà;
Nicholò no' v'è venuto per monte
facende che gli sono venute: per suo fare sghonbrare a
Chonfie
nti,
e per altre facende ch'egli avea; no' so se si dilibera di venire domane,
be' ch'io me ne chontento molto male, chonsiderando anche
che
Barzalona no' cci sia, ché quando e' ci sono eglino, e meno l'uno
di loro, mi pare stare più sichura pe' chasi che posono intervenire.
Se
Nicholò verà chostà, e tue no' tti diliberi di venirne chosì tosto,
e
Barzalone ne potese venire sichuro, prieghoti che tue no' lo ratengha
e sì per l'amore della
famigl
ia sua e sì per l'amore della
tua. La
pagla abiamo tutta in
chasa, daremo ordine, chac
iato a terra
parechi sassi, che
Nanni dice che vi sono, daremo ordine che si leverà
il
ponte; se potremo, faremo che sarà levato
sabato sera, be'
che tenpo no' lascia loro fare nulla. De' lasciare solo il
Palcho, non
n' è mio pensiero, se nonne a lo stremo che si lasci solo, né non è
pensiero di
Nanni d'uscirne mai isino ch'egli vedrà una
balestrata
da lunge che posa fugire cho' monone in chollo; e'
padre di
Nanni
istavvi tuttavia e non n'è mai voluto andare a bergho altrove. Lo
schiavo ci fue stamane e rechocci sue chose: rachomandagli i' luogho,
disigli intorno a ciò quello mi parve, ed e' mi dice che no' se ne
parte mai, od egli o
fratello, e non n'à animo di partisine che no'
vi rimangha uno di loro, isino a tanto che no' si posa fare altro.
Dicemi
Nanni ch'egli lo solecitano bene e fanolo bene. Di questi
fatti di qua no' te ne dare pensiero né manichonia, ché per noi si
farà sì ch'io credo tue rimar
ai per chontento e righuaterò la lettera
e, quando e' pioverà, farò fare loro quelle (chose) che tue dì,
che si poso
no fare quando e' piove.
Benedetto è stato qui a me, e dice ch'è sanza
pane e sanza
punto di
farina: àmi dato la mala sera, àmi preghato ch'io ti scriva
che ti sia rachomandato.
La donna istà dì (in) dì di fare il fancullo e ritruovasi in questo
chaso; parebemi, in quanto che paresi a te, di sovenillo di qualche
quantità, chonsiderando che pure mostra di volerti bene, e sono
queste chose da no' le dimentichare mai: seghuine quello ti pare.
Se paresi a te di levarsi la spesa di questo
Montepulcano mi parebe
a me, perché è di pocho, e la spesa non n'è pichola ed e' sì ci 'vanzerà
bene o in uno modo o in uno altro; àcene di quele che no' si poso'
be' levare, chome si può levare la sua ed èce ora molte buone ischuse
e
Nanni sì ne porta gran dolore, perché no' si può fare nulla per lo
tenpo: rispondi quello ti pare.
A monna
Ave òne ogi favelato e domandatola di quanto tue
mi dicesti; in brieve mi risponde che mai no' lo vide e che mai
non ebe la
chiave de la
chasetta mia, né quella de'
chuchiai, se no'
quanto tue venisti una volta a
Firenze inazi la
fiera, l'
anno ch'io
era venuta qui, e
Magio che dice che tue n'arechasti
chuchiai,
cholteliere
e certe chose v'era drento, dice che tue le lascasti alota la
chiave e, nella detta
chasa, dise, ch'aveva
ispezie e
gengavo e
gruogho
e
riso; d'aloro in qua dice che tene la
chiave ela, ma prima no, e
altre chose no' vi lasciasti entro e che lo
stagnione de l'
otriacha lasciò
preso e pieno, e l'
aberelo de'
gengavo verde dice che lo lasciò mezo
e che dice che, s'ella avesi voluto fare danno, ch'ella arebe potuto
fare di
pane e di
vino e d'
olio e di tutto l'atre chose ch'ella avea a
le mani, salvo che di questo, che no' lo ghuardò mai, e dice che si
puòe sapere che mai del tuo ela mandasi mai a male, ela ne vuole
ongni gran verghongna, se le richiede, e ch'ela non vi menava mai
persona in chotesta
chasa, e
Fatorino e
Belozo no' posono esere
testimoni,
per paura che no' le fose tolto nulla. Perché e' gl'è molto
tardi, farò sanza più dire. Idio ti ghuardi senpre.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
1396 Da
Prato, a dì 23 di
marzo.
Risposto a dì detto.