Al nome di Dio. A dì 29 di
marzo 1397.
Istasera per
Nanni Manescho ne ricevetti una tua: rispondo
apreso dove bisongnia. La lettera che di' mi mandasti per
Andrea di Pagholo,
io mandai a
chasa sua per sapere quello che n'era, e le donne
sue disono che s'era partito iermatina e no' sapeano dove e' s'era ito, e
che egli non n'era anchora tornato, sì ch'io no' l'ò auta. Mandai per
Nannino e disi che gl'era di bisongnio che fose didiatamente a te
per quelo si sapea; e' mi rispose e dise ch'era rimaso techo, che
no' verebe, se tue no' gle mandasi a dire e, se fose stato più a buona
otta che non era, e' si sarebe partito, ma egli era
chonpieta; egli àe,
de' due e de' tre dì l'uno, la ghuardia e stasera gli tochava la ghuardia:
chiesimi quatro
soldi; òglie
prestati, perché sarebe domatina sì
rotto che no' potrebe venire, e egli àe auto una doglia ne' piede.
El
mogio de'
grano ti manderemo domatina per
Nanni e per
Nan
nino, se potremo; in questa terra neniuno tuo amicho àe uno
sacho: se se ne desi mile
fiorini, no' s'arebe; somi pensata che a
mulino mandai ogi uno
mogio di
grano, e della
ragione di prima
n'avea quindici
staia: leverò quello
mogio vi mandai e manderolo
a te, perché è misurato; e delle
sacha no c'à, e io foe istasera
ischucire
la
chortina e troverò modo che domane a
nona saranno fatte, e
rimanderovi quello medesimo
mogio ch'io ne levo.
El
grano, ch'io ò meso in
chasa il
fornaio, ògli detto che no' lo
tochi, perché no' ve l'ò meso chon tua volontà; se tti paresi ch'io
non ne avesi fatto bene, iscrivimelo e meterovi rimedio, ch'io lo
darò a
mulino il primo dì sarà per noi. El
vagl
iatore è stato ogi
qui ed à
vagliato tutto il
grano di
meser
Ghuelfo; e'
fornaio n' àe
istaia trentatre e la
bugniola che
Barzalona c'à
chonperata, che tiene
staia ventinove, e dentro ve n'à
istaia venticinque e mezo. Ò fatto
raghunare la
vagl
iatura del detto
grano e d'altre volte che c'era
e òlo fatto ghovernare ed è in tutto
istaia cinque e mezo; faròlo
dare a'
mulino e darò modo ci si loghora il primo ci si loghora, e
quindici di questa medesima
ragione n'abiamo mandato a
mulino e
nella
bugniola, ch'è nella
logia, n'abiamo chavato il
mogio ti mandamo
chostì per gli romiti degli
Angnioli, e tra
staia che diedi a
Domenicho
e tre
staia a
Benedetto e nove
istaia ne mandai a
mulino e uno mezo
ne rimase, avisomi che quelo mezo vi manchi per le buone misure
ànno fatto, ché mi dice il
vagliatore ve ne mise
istaia quaranta.
Questo ène tutto il
grano abiàno trovato nella
logia e nella
volticella sopra la
chucina terena. Mandoti venticinque
panni. De
la
farina ch'io t'ò mandata, no' llo ò fatto ritenere nello
staccio,
perché no' pesai mandartene; se no' piace a te, sarà buona per
chotesta
famiglia. A
Nicholò di Piero ò detto quanto tue mi di';
ma io me ne chontento molto male, che, se tue fose qui, diresti
ch'io avesi ragione per le chose che choro
no tutto dì: e sì per la
sua
famiglia e sì per la tua. Egli sta la magiore parte de' tenpo in
palagio e sente e sa ciò che ci si fae, e vengho' de' chasi che d'e' sa
e può altrui avisare di molte chose, in che si può metere rimedio,
ché, se no' cci fossi, no' vi si meterebono. Tue avisi
Barzalona e
Nicholò ti
chonpirino due
chataste di
lengne; le
lengne potrano dare
modo di
chonperare, ma no' sano vedere modo di mandatele, ché
de'
buoi no' si può fare chonto, ché sarebe malagevole a'
podestà
ad avergli, ché gli àno tutti quanti naschosi e su per le motagne in
qua e là, perché no' sia
no trovati insino che si manderà questo
grano per lo
Chomune; ma se tue n'avesi nicisità chostì per te,
igegneremi di mandartene: avisamene e lascia poscia il pensiero a me.
Nanni è gunsto istasera qui ritta e parmi a me che deba avere
uno pocho di
febre: dònne cholpa a molta
rongnia ch'egli à;
ghuatalo uno pocho e vedrai chome egli sta e sarebe buono se
Belozo, o 'ngniuno, sapese gniuna
medicina faglele insegniare almeno
a le braca, ch'egli à per sì fatto modo che no' le puòe arendere,
be' che a me parebe il meglio che piglasi uno pocho di
chasia:
faglene
chonperare uno pocho
chosto e daròglene. E mandoti parechi
maroni e uno
alberello d'
uve seche e una
tovaglia d'asciughare
le mani e una
zana; rimandami ongni chosa, se puoi, e le
sacha,
che venghono alchuna volta a' bisongni. Di
meser
Piero domanderò
monna
Simona quando si parte e aviseròtene. Perché e' gl'è tardi,
e perché soe che
Nanni t'avisò chome noi avemo istanotte la mala
notte e ogi no' cci siàno molto riposati, farò sanza più dire. Idio
ti ghuardi senpre.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho, in
Firenze.
1397 Da
Prato, a dì 30 di
marzo.