Al nome di Dio. A dì 16 d'aprile 1397. Istamane vi scrivemo per ser Giovanni Nerlli, e di poi non ò auto tua lettera, sì che per questa ci à pocho a dire. Per Arghomento vi mandiamo la barletta dell'olio e più vi mandiamo 21 pane, ma non sono delle ....... ma e' si passa. Se ti bisognasse saccha, per niuna chosa che ttu volessi mandare qua, avisamene e io te ne manderò. Sono tornati i cerchatori del grano e cerchano per tutto, perché è suto detto chostà, per alchuno, che qua ce n'è assai suto naschoso. Io mi maraviglio che ttu non se' tornato con Nicholò: io ti priegho che ttu tti debi ingegnare di tornare inanzi la Pasqua, in perciò ch'io ne sto con molta manichonia per pùe chose che mi sono dette, e non basta la manichonia ch'io mi dò, ma tutti gli amici tuoi non mi dichono altro se non che ttu istaresti meglio qui per più chagioni, le quali tu tti sai: tu mi intendi! Io ti priegho tue ne voglia chontentare me e chi bene ti vuole di stare chostà il meno che ttu puoi. Da Domenicho iSchotti non abiamo rischosso nulla: dacci parole, e simile Giorgio pianellaio; dite quanto volete si faccia. Per questa non diciamo altro. Idio vi guardi senpre. Con questa sarà la lettera di ser Lapo. per monna Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato alla Piaza Tornaquinci, in Firenze. 1397 Da Prato, a dì XVII d'aprile.