Al nome di Dio. A dì 19 d'
aprile 1397.
Questa sera n'òe ricevuto una tua lettera e chon esa una
zana
e uno
sacho di
scritture per
Arghomento, e la
chavalla e la
sella di
Francescho Buosingniori e mandamola a
chasa monna
Bartola di ser Lapo,
ed ella la fece metere nella
stalla e ghovernalla, e no' vole
che lla menassi altrove, dise che tue dovevi avere franteso, ché lla
chavalla è di
ser
Lapo e no' di
Francescho Bonsingniori.
E più ricevemo uno
leghato, in che era uno mio
fodero e sedici
pelle e più
ischanpoletti di
panno lano e di
panno lino e
sciamito,
e una
zana in che àe tre tue
cope e una mia
ghamura e una
tovaglia,
e anche una
peza di
panno lino sotile, ch'era ne' detto
leghato di
sopra.
Gli
uficali dell'Abondaza ti fecono
richiedere a
pena di
f
. 25:
andovi
Nicholò, e dichono a
Nicholò, che gle portò loro, che noi
abiamo trenta
mogia di
grano da choloro che ce l'ànno
venduto, a
tutto volevano pure che noi ne mandasimo a
Firenze, no' per metere
in sulla
piaza, ma per metere in
chasa nostra. Ògli fatti preghare
che debia loro piacere di vinire a vedere il
grano che noi abiamo, e
che nella loro discrezione rimangha e che, se pare loro che noi
n'abiamo tropo alla
famiglia che noi siamo, che facci ciò che piace
loro qui ritta àe
apena
grano, per di qui a nuovo, alla
famigla che noi
siamo. Abiano loro detto chome noi n'abiamo mandato chostà cinque
mogia: uno
mogio a' frati degli
Agnioli e due
mogia a uno tuo
chonpangnio, che tue ài, e due a uno altro
chonpangnio, perché si
trovorono isforniti; in questo tenpo è paruto a
Nicholò il meglio a
dire chosì, pare che si diliberanno forse domane a venirci a vedere,
ed è uno ch'è di
chasa gl'
Atoviti.
De le
bestie facemo quanto tue ci iscrivesti. Altro per ora no'
c'à a dire. Idio ti ghuardi senpre.
Istiati a mente arechare de'
bichieri.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato alla
piaza Tornaquinci, in
Firenze, propio.
1397 Da
Prato, a dì XX d'
aprile.