A nome di Dio, amen. A dì VII d'
aprile 1399.
Ricevetti tua lettera e chon esso una lettera ch'andava a
ser
Lapo, la quale risponderò quanto mi parrà di bisogno. O favellato
a
Francescho
legnauole, e ògni detto come ttu
pregi che faccia e'
legni sieno presti del
palcho, e che tu ci sarai in pochi dì, e che,
alla tua tornata, che dieno ordine per modo che lle chose sien preste,
che lle chose si possano fare: àmi risposto ch'e' sua
fignuoli sono
iti tutti a tirare ogi
legni e che debono tornare istasera e, a mano a
mano, farà mettere mano sì che voi sarete contento. Èci istato
istamane il
famigno de'
Signori da parte di
Vieri Guadagni, ché 'l
bullettino che tu domandavi era presto, e che si mandassi per esso:
rispuosegni e dissi che tu non n'eri tornato anchora da
Prato, ma
ch'io ne favellerei chon uno di questi tua
conpagni e ch'io non sapea
per chu' si fosse questo
bulettino e te n'avisere'. Ònne favellato
chon
iStoldo, dice che farà bene ciò ch'è di bisogno. De' fatti di
mona
Simona non chal altro dire. De' fatti della
Nanna, mi pare
ch'elle istia bene e che se ne contentino per insino a ora asai. A mona
Gita non n'ò a dire nulla, perché fece una
ricordanza a
Guido, d'un
pocho d'
accia ch'ell'à, che modi elle n'aressi a tenere, e
Guido m'avisassi
quande lla
Piera vorrà porre la mia
tela. D'atender tu di spacciare
chostà, fa' bene, e spacciane per modo che non n'abia a mano a
ritornare chostà. De' fatti della fanciulla, a chu' tu ài promessi e'
danari per l'amor de Dio, dissilo a
Stoldo; ma tu sara' prima qua
ch'elle n'abia bisogno. D'avisarti delle chose che noi abiamo bisogno
qua: are' bisogno che tu arechassi di quello
pannolino sotile di ch'i'
ti sogno fare le
chamicie; are' bisogno che tu m'arrechassi di quello
pannolino che fu di quello
fornacciaio da
Carmignano, perché vorre'
sodo per le
federe de'
guanciale, chom'i' feci a chotesti chostì; e arecha
quelle chose chome
c
ioppe e
chapucci; e più aresti bisogno di farti
dua
farsetti da
'state: potresti tôrre di chotesto
pannolino, di quello
sotile, e potresti tôrre di quello
panno de'
fornacciaio per di sotto,
e potrestitegni fare fare a
Nofri, ch'è chostà, e, se v'à
panni nel
chassone tuo da fare
manichini, anche l'arecha. Arei bisogno d'una
dodicina di
lino istio da
filare
refe: non ne posso fare
gugnata di
questo che noi richognamo. Dillo cho'
Nicholò di Piero, che à
di que' sua amici che me lo faranno avere buono. Domandai ieri di
Guidi di quello ch'era di
Nicholò e di mona
Lapa: dissemi che
Agnolo aveva avuta la
febre di che mi gra
va; maravignomi che
tu non me n' ài iscritto nulla: pensomi che sia istato piccola chosa:
piaccia (a) Idio che chosì sia. Se di qua avesse fusse di bisogno o di
caldoni o di niuna altra chosa, sì me l'avisa, e a la
Lapa e
Nicholò
mi schusa da mia parte e di' loro che tu non me n'ài iscritto nulla.
Arebeci bisogno di parecci
legne minute. Quand'a punto ti verrà,
fa' ramentare al
Maestriscia le
scharpette di queste fanciulle, che
diedi la
misura a
Nanni e digni che gnene faccia un
paio
bianche,
e lle
nere alla
Ginevra. Ora per altro non mi ricorda a dire più nulla.
Idio ti guardi senpre.
per la tua
Margerita, in
Firenze.
Francescho di Marcho, in
Prato, propio.
1399 Da
Firenze, a dì VII
aprile.
Risposto.