Al nome di Dio, a dì xj di
luglio 1399
A' dì paxati v'abiamo scritto abastanza; e poi avemo ieri vostra
lettera fatta dì 28 del pasato: farenvi risposta a che sia bixognio.
Rispondete.
Dite vero è più dì vi si disse vi
rimettemo
f
. 100 e sì no l'aviamo
fatto: è stato che non sono
riscossi, nè da poi anchora. E chagione è
queste
guerre de lo
Chonte di Fondi a lo
Papa, che se non fusse
questo, ci saremo messi ad andare fuori a
rischuoterli. Hora, e' ci
ànno promexi tutti queli ci debono dare, che sanza mancho ci aranno
paghato: per anco questo non sapiamo se lo faranno. Soliciterelli e
quando n'aremo niuno vi si
rimetterano e aviseremo di quelo seghuirà.
Siete avixati chome di vostri
panni non avamo potuto fare niente, nè
poi chonveralici tenere sino a la
fiera di
settenbre e alora ne faremo
fine a ogni modo, che prima non ci vegamo lo modo. Aviseremo che
seghuirà.
Promesso abiamo per vostra lettera,
on
. 16
tt
. 8
gr
. 15, ci traete e
coxì
pagate al tenpo e poremo a vostro
coto e sosterenvene sino che
riscossi abiamo di
danari de' vostri
panni. Siate avisati.
Ieri ci fu lettera da lo
Re, fatta in
Napoli a dì 9 la sera, e scrive
a la
Reina chome quelo dì medesimo era entrato i
Napoli con tutta la
sua
brighata, e tutti e' segi e ogni altro
napolitano li avea gurato omaggo. Avea auto il
Chastello di Sant'Ermo
e quelo di
Chapova ne era in tratato d'avere e il
Castello Nuovo,
dov'era la perxona del frate del
Ducha d'Angò, metteono a punto
d'asegnallo e penxavono averlo presto. Il
Re s'era alogiato a
Santa Chiara
e grandisima alegreza vi se n'era fatta. Sechondo dichono queli
napoletani è buona nuova, e per cierto sono coxe cose procedono di
sopra: che Idio ci ristori.
E più non vi diciamo. Idio vi ghuardi.
Kanbi: per costì, 48;
Genova.
lb
. 8. Per
Antonio e
Doffo e
conp
., in
Ghaeta. A sera, dì ditto.
Franciescho di Marcho e
Stoldo di Lorenzo, in
Firenze
1399 Da
Ghaeta, a dì xxiij di
luglio