Per altra lectera vi scripxi più distesamente. Ora per
Guido vi scrivo in
fretta perché non sapeva il dì della sua venuta
e sono cholli
ambasciadori
al
Ponte a Sorga. Ricevi una tua lectera nella quali mi scrivi che pello
vicaro del
vescovo s'è presa
tenuta sopra certe possesioni che furono di
Bonsingnore
e che di quelle fu
venditore
ser
Francescho Naddini. Io di
questi fatti non so altro, se non che
Bonsingnore fu
compangno di
ser
Francescho
al
ritaglio
e morio in grande bisongno
e non si trovò tanto del suo che
'
debiti si potessino
pagare. Di questo credo allora assai a
Prato si debbono
ricordare. Altre
carte non ti saprei monstrare, se non che tu procuri que'
libri
del
fondaco,
e maximamente uno
libro grosso coverto di
cuoio,
e sappi se
in quello truovi nulla. So bene che misono a
riscuotere molti
denari, tra lui
e ser
Francescho, i quali il
vicaro può fare avere
e satisfare i
lasciati. Io credo che chi non à
non può lasciare, e prima bisongna si renda
l'altrui. Apresso cerca tra
carte più vecchie
[ms. viche] che vi sono
e
troverai certi
debitori chiariti al decto
Bonsingnore pe' consigli oportuni di
Prato,
e quelli
riscuota
e paghi. Non è convenevole che noi che da llui
abiamo avere
paghiamo i suoi lasciati. Non so chi mi faccia cotesta noia. Tu
trovarai che '
danari i quali il
fondaco aveva a dare
e debito, tucti si
pagharono per
ser
Francescho, che lla metà tochava al predecto
Bonsignore. Sì
che, se
ser
Franciescho si
ritrasse, aveva avere. E di questo cercando si
troveranno bene le
chiareççe.
E come crede il
vicaro ch'io mi ricordi
dinançi alla noia del XLVIII? Non dubiti che, se fosse stato di che, non
sarebbono a
pagare,
e forse sono
pagati ançi a mio tempo. Vada
e sappi
dalla
reda del decto
Bonsignore, credo che sia la donna di
Puccino
calçaiuolo.
Ragionane con
ser
Bartolomeo, ch'io non ne so altro. Forse vi sarò a primavera.
E per insino allora pregha il
vicaro indugi e cerchi della verità, sì che
non faccia torto a persona. Io mandai a
Francescho di Marco VII lectere
e scripxi a
ser
Bartolomeo
e ad te, a
Lenço Cosi, a l'
Antonia
e
mo
nna Nicholosa
e al
maestro
Giovanni di Banduccio, e nella tua
scripxi quello che mi mandasse
e in che,
ma vi
[= mi?] credo
l'abbi aute,
e pertanto non mi distendo in quello. Io non posso stare
allegro, pensando lo stato del mio fanciullo
e in quanta pena l'
Antonia e
l'altre di
casa debbono stare. Io prego tucto giorno che la cavi di tanta fatica
in modo ch'esse sieno consolate di tanta pena. Io ti scrissi del fatto de'
pigionauoli come stava; e di questo anchora ti fa' i
nformare a
Baldello;
e io ne scrissi a
Baldello in una di quelle VII l
ectere che va a llui.
Veramente io spero farci bene, come che questi principii mi sieno di spesa e
malagevoli. Per altra lectera ti scriverò più ordinatamente. Questa mattina di
Santa Lucia fanno questi
ambasci
adori di
Firençe um bel desinare al
capitano e al
castellano di questo
castello
e altri assai,
e io sono
stato qui con loro per certi bisongni due dì. Racomandami mille volte a
Francescho di Marco e mo
nna Margherita sua
consorta, mo
nna
Nicholosa, l'
Antonia
e suor
Lena,
e pregoti che ttu la viciti spesso.
Saluta la
Lorita et tucti altri chui ti pare. Mando per
Guido uno
capuccio, cioè
panno, all'
A
ntonia che m'è avençato del mio
mantello e
bottoni d'
ariento ch'ò
levati dal
mantello
scarlatto e dal
cilestrino. Sono y minori XXIIIIo e ' più
grossi X. Iscritta in fretta al
Ponte a Sorga la matina di
Santa Lucia.
Idio ti guardi sempre!
Per lo tuo
Naddino a dì decto in
Vingnone.
[sul verso:] Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato data.
[mano: Monte] 1386, da
Vignone, a dì 6 di
gennaio, per
Guido di Ridolfo.