Al nuome di Dio, amen. Fatta dì 19 di
novembre 1385.
E fa tempo assay che io no vi iscrissi e poy più vostre lettere ò ricevute e
l'ultima fuo fatta dì 21 di
settembre e chon essa le
partite di
Giovani di Richo
e
Piero di Paghollo da loro a me che mi pare si vadino sognando. E qui
presso vi rispondo molto brieve perché non c'à il tempo e
Tieri vi dirà la
chagione.
La chagione perché tanto tempo fa no v'ò iscritto no mi ischusso se none che 'l
maestro mio m'à insignato a fare a questo modo, e se 'l
maestro l'à malle
insignatto me ne grava. E voy sapete bene che sete d'esso però che più e più
letere vi manday ne' tempi passatti che in uno ànno no ne podetti avere da voy
risposta o in quello chontorno e la chagione no so: forsi che era per mio
diffetto che no mi pare. Or chome che sea in su questa parte non dirò più
inanzi, dicamo di fatti che tochano.
Voy ditte che io vi sono
debitore di
f
. 250 per detti
Giovani di Richo e
Piero di Paghollo. Dichovi che di nulla vi sono
debitore e non so perché mi
vogliate fare
debitore sanza niuna ragione. E perché si vegha ongni chossa io ò
datto a
Tieri di Benzi le
partitte di quantto ò auto a fare con detti di
chotoni e d'
ugha passa e di
cera
vendutta per loro che may non ebi tanto stanto
di chossa chome ebi di questi
contti e tante volte li ò tratti e mandatti che
dovrebe ogimay bastare. E da questo in fuori dicha chi dire vuolle: mai niuno ne
mandarò che in mal punto me vene a le mani queste facende e io no sapea chi si
fossano ne anche no 'l so se non fosse per vostra chagione, e per Dio io mi
credeva che ongni
ragione andasse
chassa da loro a me e truovo che io sono
debitore di
lire centovintinove
soldi tre e
denari nove d'
inperiali. E dubitomi
bene che alchuno partitto sea lascatto a
scrivere a mio
danno però che chome
sapete in tempo di madona
Regina io no poteva stare fermo in
Mellano puntto e
rimanivano i mey fatti in mano di questi
gharzoni, che Dio sa chome sono ghuovernatti, ma quello che è iscritto
truovo bene verace, il più dubio è che non ci sea lacatto a scrivere. No dicho
più di questo chove d'altro.
I detti
Giovani di Richo e
Piero di Paghollo mi fano
debitore in due
partitte sechondo ch'apare per la vostra
iscritta. Prima a dì 19 di
setembre
1380 dichono deno per me a
Michelle di Ridolfi lb
. 140 di
gienovini. Dichono
vero, ma fuorono per mona
Lissa di
Marcho Giovani che lì gli mandò a loro a
ricevere che ne facessano mia volontà e chossì truovo al
conto di detto
Michelle
e al
conto di detta mona
Lissa, coè in
debito a
Michelle e i
chapitale a ley, sì
che se me ne fa
debitore me ne deno fare
creditore da l'altra parte. Poy dichono
che io debo dare in dì primo d'
otobre 1380 diedano per me al detto
Michelle di Ridolfi
lb
. 240
s
. 1
d
. 3 di
gienovini. Dichono vero, ma e fu per la detta mona
Lissa e
chossì truovo a
chontto di detto
Michelle e di ley a punto, sì che se me ne ànno
fatto
debitore me ne debono fare
creditore chome gli àno autti da mona
Lissa per
mio
contto che se cierchano al
conto di mona
Lissa troverano chome egli àno
autti da ley perché ne facano mia volontà. Fano malle a choprirssi di queste
frasche e no so perché no mi fanno
debitore di tutti
[] danari e m'àno
paghatti per detta mona
Lissa che tosto
pagharebono i loro
debiti. Ditte che
cierchano i
conti di mona
Lissa e farano bene a no dare ad altrui di sparlare di
loro che infine n'arano pocho honore.
Volette voy vedere chome io gli arey mandatto a
paghare
danari no li dobiando
avere che io no sapeva che si fossano e massimamente avendo del suo ne le mani
se no fosse per detta mona
Lissa: chossì potrebono dire di
paghamenti che m'ànno
fatto per voy e verebe a fare buona
soma di
credito.
Io vi mando ongni
contto di quello che io abia autto a fare con loro
partitamente e oltr'a cò le
vendite che ò fatto di
cottoni e de la
cera e de
l'
ugha passa, simille le spesse paghatte per detta
roba per modo che chiaramente
si può vedere ongni cossa. E i miey
libri ò mostratti a
Tieri di Benci e
anchora resto ad avere
lb
. 10 d'
inperiali da
Petruollo da Lomacio che may no
se n'arà
danaio che chome sea io li faco buoni però che altra volta manday i
contti, e questo è il
salaro di che sono
paghatto bene che io li iscrissi alotta
che io restava ad avere di
chotoni buona
soma di
danari ma che io pensava che
tutti i
danari si
reschotesano bene, bene che m'è falitto il pensiero: portaròmi
questo danno in pace.
Francescho, egli è vero che
Damiano mio
fratello dè avere da
Piero di Filipo
f
. 400 o più. E uno dì, ramarichandomi con luy dicando io mi truovo
debitore di
Giovani di Richo e
Piero di Paghollo, e io credeva che la
ragione
andasse
cassa, di che mi disse
Damiano io voglio che questi
danari
retenghi per
me però che io debo avere più di
f
. 400 dal detto
Piero. E per talle mi sono
soprastatto sopra di me più no saray istatto e sarebe ragione che
Damiano gli
avesse, ch'è mio
fratelo, che voi. Tuttavia io sono chontento di gitare fuori
questi
danari una volta, abiagli chi vuolle.
In su questi fatti più non è da dire che questi suoy
conti m'ànno dato grande
faticha e per vostro amore ebi sua conocenza in mal punto che tante volte si
sono mandatti che dè bastare ogimay. Parmi dicate che io vi debo dare
f
. 250 per
loro e chome se chossì fosse ve ne fate: certo dico no fate bene salvo vostra
grazia che, se voy dovete avere da loro, no debo io
paghare i suoy
debitti. E
ricordovi se no fosse l'avissare che io vi feci difatti loro eravate sotto il
gropo di
f
. 1.500 e pocho grado me ne sapete: non è però che io no 'l facesse
chome may.
Io sono per andare a
Vinega in questi dì e però se nulla mi volete iscrivere sie
mi iscrivete là, la mia istanza sarà picolla di là.
Tieri parte di qui questo dì per venire chostà con buona compagnia e farà la via
di
Pissa, Idio il lasci bene andare. Da lui sarete avisato di fati di qua quanto
sarà di bissogno e no churo di dire tropo però che egli vi dirà ongni chossa.
Per parte mia e de le nostre done salutate mona
Margharita
100.000 volte.
Io vi precho quanto so e posso che tengnate modo che questi vostri di
Pissa mi
mandino
conto di
pezze 16 di
panni di
Breca che si sono
venduti già 14
messi e
chossì ongni altro mio
conto. Simille che tenghano modo di
spacare i
panni di
Chomo e di
Mellano e
bordi che ànno di mio e dichano di no 'l vollere fare a cò che se
ne prenda partito.
Altro no vegho di bixogno a dire. Idio vi ghuardi.
Bascano da Pescina di
Melano.