Al nome di Dio. A dì 30 d'
aghosto 1392.
In proprietà no ti scrissi più dì sono e in questa ti dirò della mia disgrazia e
disaventura che bene pare la fortuna non abbi altro a fare che fatti miei e
fugire non la posso. Io era qui venuto e son stato già uno
mese a fine di dovere
chostì venire per stanza fare. E pure in questi dì chostoro ànno diliberato non
possi chostì al presente il perché io rimangho in sulle secche, e Dio sa chome
mi pare stare bene, che qui mi voglono ritenere se stare ci voglio. Non so che
mi farò, più tosto vorrei esere altrove trovando chosa mi sodisfacesse sicché
vedi chome sono arenato che in buona fé meglo sarebbe morire che stare in questi
travagli. In chaso che altro no trovassi io diliberrò qui rimanere sicché,
rimanendoci, per te e per tuoi amici mi potresti afatichare inn ogni chosa mi
fosse possibile e questo fato tieni a tte per ora.
Bisognando di 150 in 200
schudi di
Francia m'avisa chome chostì si trovassono e
a che
pregio che per insino a
s
. 28 ti direi il toglessi e qui mandassi sì che
avisane.
Lucha, tu vedi in che termini sono il perché io ti voglio gravare e preghare
dello
spaccio di quelli
panni quanto posso e simile di
borse che è maravigla che
100 volte non sono
vendute perché quando partì molte me ne chiesono e tra
gl'altri
Francesco Mariani che altra volta n'ebbe si ché a llui ne puoi dare
la metà: usa un pocho la forza cho llui e prieghanelo per mio amore e che a sua
pitizione le mandai chostì. Forse pure le torrà e se non insieme le puoi
vendere
fa' a una e due
dozine come puoi sì che di ciò non t'abia a scrivere, vedi che
io scrivo forse troppo e pure lo fo techo a fidanza.
Per questa non t'ò altro a dire, sono a' piacieri tuoi. Cristo ti ghuardi.
Filippo di meser Iacopo in
Milano.
Lucha del Sera chon
Andrea di Bonanno,
in
Genova. Propio.