Al nome di Dio, amen. A dì 30 d'
ottobre 1395.
A dì 24 per da
Pixa cho lettera de' nostri vi scrissi l'utima
e disivi quanto fe' di bisongno, auta l'arete, rispondete.
Niuna vostra ò poi e di nuovo non è a dire.
Dissivi chome a dì 23 mandai a
Pisa a' nostri per
Parasachino
vetturale le 3
balle di
mercie, che Dio salve le facca. Arete
scritto loro quanto a fare n'aranno.
Conto d'esse v'ò mandato:
montano spaccate di qui
lb
. 242
s
.
18
d
. 6
inperiali e chosì
achoncate dare mi doviate. E detti
vi trarrò in questi dì dove mè mi sarà e aviseròvene.
Niente per anchora si manda a
Viglana per niuno. E di poi che
vi scrissi è suto chomandato a'
merchanti di qui che niuno
debba andare né mandare per le terre del
Conte di
Savoia e a
Viglana non si piuò andare che non si tochi il tereno: piacca
a Dio la chosa non duri che male verebe a punto a noi e ad
altri.
Sento dè venire
anbascata di
Savoia e di
Borghongna e sperase
la chosa s'achoncerà e sì piacca a Dio, saprete che seghurà.
Roba ò asai per mandare ma niente metterò a chamino che prima
vedremo altro: àcci asai altri ànno a mandare, quando tenpo
sarà, e noi faremo come loro e non saremo de' primi.
Le 2
balle di
veli di
Francesco e
Domenico ebi e qui le
salverò insino le potremo mandare.
Di poi è venuto un govane d'
Andrea di Tieri e viene da
Vingnone per lo
Reame e mena
balle 22 di
grana di
Provenza e
qui sarà in questi 4 dì e dèsi mandare a
Vinegia e chapita a
Zanobi di Tadeo.
Ora questo è venuto e niente gli è suto detto per chamino:
ègli venuto ben fatto che nn'è uscito netto e, chome che per
noi non s'intenda, non è se non mettere a partito e in
quistione il suo. Quant'io non manderò niente ò vedrò altro o
aròlo da
Vingnone che à più periglio
roba che vada che non à
quela che viene.
Questi
Ormingnachi ch'erano di qua ànno tirato verso
Vingnone
e, secondo si dice, si sono chomincati a legare per le Vinisi
e per quele parti e, se vi stanno per lo chamino chorto
nostro, non fate chonto niente si mandi, chonverà vada per lo
Reame e àvi più spesa.
È venuto a punto trarvi i
danari de le
merce: per tale,
questo, ò mandato a
paghare a
Pisa a' nostri in loro medesimi
f
. 149 d'
oro per
chanbio di
f
. 152
s
. 13
inperiali da me
medesimo che sono
lb
. 243
s
. 17
inperiali. Al tenpo deto li
paghino e traghino da voi.
E vo' dovete dare per le
merce come
conto v'ò
lb
. 242
s
. 18
d
.
6.
E sì dovete dare ch'i'
paghai più no vi chontai a 4
otri di
verdeto di
porto insino a
Vinega
lb
. -
s
. 18
d
. 6.
Sono
lb
. 243
s
. 17,
vaglono in
Milano a
s
. 32,
f
. 152
s
. 13
inperiali, sì che la
ragone da voi a me è pari ora.
Né altro vi dicho per questa. Cristo vi ghuardi.
Chanbi per
Vinega 2 3
/4 in 3,
Gienova 4 in 1
/4,
Pisa 2 1
/4
per cento pegio.
Tomaso di ser Giovani in
Milano.
Francescho di Marcho e
Stoldo di Lorenzo,
in
Firenze.