«Nobile
uomo d'
arme
«
Antonio da Camerino, carissimo mio
padre.
Carissimo mio signore e
padre. Poi che tornaste a
Bologna da
campo, ho
aute più volte novelle di voi, per lettere di
Francesco da Prato
mercatante che sta ora costà; e sono molto contento d'ogni vostro
buono stato, perchè fra molti
uomini d'
arme ch'io ho già
armati, non ho
posto a molti l'amore ch'io puosi a voi, perchè mi parea voi vi dilettaste
delle cose mie, e ch'io vi parea vi servisse fedelmente quanto Iddio mi
concedeva.
«E accadde pe' miei bisogni, ch'io venni costà solo per vedervi e per
chiedervi soccorso e aiuto, per lo fatto de'
danari ci avete a dare; e per
mia fortuna vi stetti un
mese o presso a logorarmi, astettando ogni dì
che tornaste, e a voi non potea venire. E ora sono rimaso solo a
bottega
con uno
garzone: e venendo, isconcerei troppo lo mio umile
invio; e
logorrei a cammino. Iddio sa com'io sono rimaso impotente!
Onde con reverenza, e per la vostra buona
condizione, vi richeggio e
priego, che vogliate o tutta o parte
cancellare quella
ragione; e dargli
costà a
Francesco di Marco, che vi darà questa, che è grandissimo
mercatante, e vuolmi bene; e esso me li manderà salvi. E io vi prometto
che se mai fui vostro, sì sarò. E ancora vi c'è ben voluto: penso vorrete
de'
soldi di qua; io m'ingegnerò, se mai vi servi' pulitamente, di farlo
ora. E della mia persona potete disporre come di
famiglia vostra. E
se pur vi pare ch'io venga a voi anche un'altra volta, farollo
volentieri. Iddio vi prosperi, e aiuti quanto v'è di bisogno o quanto
disiderate. -
MEO
corazzaio, di
Piero, da
Firenze, vostro servidore. Primo d'
aprile».