Simone mio. Io t'ho auta per lo passato, e per la
malattia, e per con cui
hai a fare, assai compassione; e sperava per la tua tornata aitarti riconsolare.
Non è piaciuto a Dio sia ora: sia in pace! A chi si fida in lui, ogni cosa gli
va a meglio: e questa è sentenzia vera. Ora più che mai mi sono cresciute le
compassioni in te, stringendomi con
Francesco e
Luca, come sono in questi dì
ristretto, e vedendo, come ho veduto, secondo loro, che in dieci
anni tu non hai
a pena uno
danaio che tuo sia. E se questo è sanza tua colpa o difetto, e tu
fossi mio propio figliuolo o fratello, n'arei quella pace c'ha il savio
mercatante, che passa di leggiere le
perdite ove non ha commesso difetto: ma se
è per tuo misfatto, io n'ho pena assai; e massime se se' vivuto sanza timore di
Dio, e stracutato dell'anima tua; essendo percosso e battuto da Dio, come se'
ogni dì, di sì amara piaga. E honne in questi dì dubitato, per quei
pegni o
cambi che fate, a rischio, sanza lettera o
danaio, come fare a
zara; e, che più
mi cuoce, per avere tu giucato a
zara: ch'ènno uno orrore pure a dirlo. Che se
potrò mai sapere
Piero ne faccia di queste cose, taglierollo da me come si
taglia dal corpo uno braccio fracido: e se andrà per la via che e' dee, il cuore
mio gli taglierei per lo mezzo, se possibile fosse. E per sapere se dèi sempre
star povero e vivere in tanto affanno, ora arei io caro fosse
possibile ci fossi, e intendere e vedere, che con
Francesco ti fossi
assodato come dèi vivere; e penserei esserti buono a
centinaia di
fiorini, per
onore di
Francesco, e prima tuo. Tuttavolta andremo col tempo; esso è ottimo
consigliatore.
Qua piove tre
mesi: da dieci dì in qua ci è tratto viento, ch'io ho paura auta
della
nave ove dovevi venire: che se mai ci verrai, benchè sii molto oltra col
tempo, ho tanta fidanza in te che t'aiterò tenere un'altra vita. E tu hai tanto
cognoscimento, che conoscerai io ti dirò il vero, e matto sarai a non
accostarviti; chè altra differenza non abbiamo dagli animali, se non ch'essi
seguitano le volontadi, a noi è commesso taglialle, e seguitare le ragioni e le
veritadi. E chi di ciò si fa beffe, al capezzale morendo si truova gabbato; e va
in parte, ove tutte l'opere sue si strascina dirieto, e nullo profitto può mai
fare. Non bisogna a queste cose mi risponda, perchè la materia è lunga, e non
hai tempo. A primavera, o verracci, o per lettera c'intenderemo. E se di queste
cose ti paresse alcuna vera, fa' che ammonisca il mio
figliuolo a seguitalle,
ora che è in tempo da ubbidire; cioè, d'esser buono, leale, sollicito, sanza
giuoco e sanza cattiviere: e a Dio n'arai merito, e io te ne sarò sempre legato
e obbligato, ed egli altravolta il conoscerà. Io ho lettera da lui, che tu gli
mostri amore, e ch'egli sta bene: e simile
Cristofano. Io ve lo raccomando; che
troppo lungi mel pare avere, sì fantino: ma di tutto sarò contento, se 'l farai
buono; e ove non t'ubbidisse nel bene, t'ho detto, percuotilo come cane, mettilo
in prigione come tuo: chè, grazia di Dio, non penso sia vizioso. Guarditi Dio. E
Cristofano saluta mille volte. A Dio v'accomando. -
LAPUS MAZZEI. 15
ianuarii 1404.