Charissimo padre. Infino al primo dì di questo vi scrissi quanto
fu di bisognio sopra i fatti di
Niccholò
dipintore e del'aviso de'
paoni
come pienamente me n'avisai. Da poi n'ebbi una picchola da vvoi,
dove mi diciavate questo medessimo v'avisassi, onde, avendovi
sopra cciò scritto nè manchando altro a dire, non ò preso più fretta
a rispondervi, e ssì anchora perchè sono stato di dì in dì per venire
costà, ma, perchè male posso lasciare certa mia faccenda ò qua, no
ll'ò fatto.
Io fui da ppoi alla
bottegha di
Niccholò e parlai col suo
compagnio,
imperò non potei parlare co llui perchè non esce di
chasa ancora
nè è in tutto libero della
febre. Dissemi gli direbbe quanto dicea. Da
poi vi ritornai: rispuosemi che elli avea diliberato, come potesse
andare, d'esser costà e capitare tutte queste cose. Ora non so che
altro mi dire, se none che s'aspetti che, secondo mi dice, fia corta
l'aspettare. Altro sopra ciò non dicho.
Da poi vi scrissi, trovandomi con uno mio amicho che à
paoni e
domandandone e io dicendo come volentieri vorrei una
paonessa,
me ne donò una, onde io l'acettai lietamente per vostro amore. Io l'ò
mandata ad
Andrea di Bonanno, che vvela mandi, sì che il
paone
abbia quello dichono che bisognia. Altro non resta, se none ch'io vi
sia racomandato e similemente a monna
Margherita. Sono a' vostri
comandamenti dove mi sia, e vorre' ne vedessi il mio chuore. Dio vi
conservi lungho tempo felice.
Dì 7 d'
ottobre. In
Firenze.
Giovanni vostro. In
Firenze.
Francescho di Marcho da
Prato, padre charissimo, in
Prato.
1393. Da
Firenze. Adì 7 d'
ottobre. -
R.