Al nome di Dio, a dì 27 di marzo 1397. In quest'ora di nona n'avemo una tua per Chasino: rispondo apresso a' bisogni. Piacemi avessi la lettera del barbiere, e chon esa la richordanza ti mandai: quando vedi il tenpo, fa quello che ttu puoi di detta richordanza, e fatti lègiere ispesso quelle lettere ch'io t'òe mandate a questi dì, e fa fare una richordanza di tutti que' chapitoli che tti pare che ssia di bisogno a fargli, e me avisare di tutto chome ti pare sia di bisogno. Dello sghonbrare del Palcho non è altro a dire. Parmi buono chonsiglio quello che diè meser Piero, di tenere l'uscio serato più tosto che levarne la porta; e non di meno, sarà bene fatto che di chotestori ve ne stieno a fare quello potrano di bene. Credo che per ora possono istare sichuri, in però che lla gente nimicha si sono tirati in verso San Chasciano e i nostri sono loro alla choda. Credo voranno tornare insino a Siena a rinfrescharsi e menarne i prigioni e lle chose ch'egl'ànno, sì che per parichi dì potrano istare sichuri e fare quel che voranno e noi v'aviseremo, a dì a dì, chome sentiremo che vada la chosa: non è paese da dubitare chome nel piano, e lla chosa è schoperta e rimedio ci s'è messo, sì che non potràno fare chosì danno chome ànno fatto insino a qui, che ll'uomo non se ne avégha. Delle porti delle chase del Serraglio, non è altro a dire: aretele messe in buono luogho. Per la prima mi dite dove e sse ongni chosa istà a bando: vorebisi almeno mettere all'uscia qualche chastagnuolo acciò che lle bestie non vi entrassono, almeno all'orticino che fu di Salvato, acciò che lle bestie non guastasono tutto. Piacemi dell'orcia che sono a Filèttore facciate venire quando si può; e che 'l ponte della ghora sia levato via; e che Nanni faccia quello dèe, che sse ne troverà onore e profetto, egli e chi bene farà, e chi dicie il chontradio, non so che ssi dicie. Di Schiatta, nè d'altro, che none intendono di partirsi da Filèttore, credo vi possino istare sichuri non tenèdovi molta roba, in però ch'è paese d'andarvi la gente dell'arme molto male volentieri, poi è lluogho da essere tosto in parte sichura; ma non loderei che vi stessono le femine, perché non sono atte a fugire nè fare quello sono atti gl'uomini. Della paura ch'avete auta, non mi maraviglio, in però che qui chaccando uno una gholpe dentro alle mura, e chorendo uno maschalzone drieto a' chani, si serò la porta e fugìrosi choloro che lla guardavano: sì che vedi chos'à andare, e pertanto io non mi maraviglo se chostì avete auto paura, e usanza di guera! Dell'armadure non avere chostì, chome s'aparterebe a noi, non avere maraviglia ché ss'io avessi creduto che lla chosa fosse andata a questo modo, io arei proveduto a chotesto e più altre chose che sarebono istate di magiore bisogno. Ora la chosa è qui, e 'l chacciare indrieto la chosa pocho vale: rimagniamo per chontenti nello stato che Idio ci à posti e da quinci inanzi prochacciamo a fare meglio. Di Nanni e di Domenicho che dormono in chasa, sie chon Dio; e simile di Montepulciano e di Marchetto, che dormono da llato. Ma ttu non di' nulla di Zanobi, nè del padre di Nanni, quel che fanno. Credomi che 'l padre di Nanni può istare sichuramente al Palcho, che a llui non credo dicessono nulla, e ancho ò pocho paura che vadano i llà suso: saprassi tanto dinanzi, che bene si potrà levare d'indi e andarne su per quelle montagne di sopra Filèttore, e sarà sichuro. A ser Lapo dirò, per parte di mona Bartola, non vengha chostà; in quest'ora mando Nannino a llui. Della chasa di Nanni mi grava: è nuova chosa questa. Egl'àno arso a Marignolle la chasa di Stoldo e di Lodovicho Marini e di Francho Sachetti, e a tutte l'altre non àno fatto nulla. Piacemi che ttu ghoverni la chasa per modo che tti sia onore: al bisogno si chonoschono i savi. Io non mi metterò a venire, ch'io non sapia bene chome: aviserotti di tutto. Gravami che lla lettera non è ita a Stefano Guazaloti, perch'era di bisogno: e pure vi dovrebe andare chi che sia. Saràne chon questa due altre: vedete modo di mandarle, che pure si dovrebe allarghare la chosa poi che lla gente è partita. Mandale quando puoi, o tutte o ll'una; màndavi Montepulciano, se ttu non truovi altro. Non sarà rubato, ché non à di che, e dì che rechi la risposta. Di Barzalone non mi maraviglio s'egli ebe paura, che di chontinovo muore ne' panni. Nè ttu, nè Barzalone, nè Nicholò, non mi dite nulla della lettera di ser Ischiatta, nè di molti altri chapitoli e molte chose ch'io vi dissi: credo voi non siate per anchóra rasichurati della paura. Ditene per la prima e rispondete a tutto, e fa la lettera chome prima puoi, e tiella fatta e, chome truovi chi cci vengha, la mi manda e non ti indugiare nello stremo punto. E mandaci, se Arghomento ci viene, del pane, e avisami bene di tutto ciò ch'è di magiore bisogno. E avisatemi quanto avete fatto chon Aghostino Bonfiglioli, e simile quanto avete seguìto chon chotesti debitori che m'ànno a dare. Mandami due chandellieri che ssono alla Vergine Maria nella chamera delle due letta, che voglio fare fare due lucernette d'ottone da ttenere in tavola, che di qui a pocho non ci si troverà chandele di sevo; e anche tu fa chostì cholle lucerne. Manda a dire a chasa Nannino chom'egli è tornato da Pisa e ch'egli istà bene. A me parebe che Montepulciano e Martino dormisono al Palcho, e portino il sachone in su dove dorme Domenicho e Nanni, ed enpiene per loro un altro, e portino uno materasso e uno paio di lenzuola e una farsata, e llà possono fare quel bene sanno. E' non bisogna avere loro paura, che prima ch'eglino fossono chostà sarebono iti in dileguo; e però provedi chome ti pare e' vi stieno. Casino mi dicie che lle viti non sono potate per attendere a inchatenare: dì allo Schiavo lasci istare lo 'nchatenare e attenda a potare le viti, acciò che noi non ci perdiamo la spesa. E dì allo Schiavo ischalzi que' magluoli che ssi pósono, uguano, nel boscho che ssi divelse, e fa si faccia loro quel bene si può, acciò che se ne trargha qualche utile. E' vi posso istare sichuramente, sanza dubitare; e fa che quando Arghomento ci viene, tu ne mandi Marchetto chon esso lui, e manda qualche chamicia. Abiamo fatto la 'nbasciata, per parte di mona Bartola, a ser Lapo. Con questa sarà una lettera che lle manda, e dicie l'àe tenuta alchun dì fatta allato per non trovare per chui mandarla: ditele faccia quanto dicie. Ella va a Nanni Foresi ed egli gle legerà; e fa che ttu lle facci dire, per parte di ser Lapo, ch'ella mandi due some di grano per qualche vetturale, perché non se ne pagha ghabella: e no manchi voi gle diciate. E dura, il non pagare gabella, tutto questo mese. Vedete ongni via e modo che voi facciate macinare uno mogio di grano, e mandàtelomi chome prima potete: e fate tosto, in però che qui è ito il bando, da parte de' signori, che ongnuno possa mettere ciò che vuole in Firenze sanza paghare ghabella, ed ècci termine tutta questa settimana. E però provedete detta farina mi mandiate inanzi passi sabato, acciò che io m'avanzi que' parechi danari chol Chomune, po' che tanti me ne toglie. Ditelo chon Arghomento e s'egli no 'l potesse arechare egli, ditelo anche a Nanni, acciò non manchi voi mi mandiate detto un mogio di farina inanzi passi sabato. Or provedi chome ti pare sia di bisogno, e sopra a cciò ne dì chon Barzalone quanto a tte pare, e rispondete. Iscritto insino a qui, non ci à di nuovo nulla: questa gente s'è dov'ella serà. Fa che Nanni attenda, e simile gli altri, a fare quello ti pare sia di magiore bisogno. Idio ti guardi. E provedi che Guido attenda a lievare di que' chonti, e ch'egli non si stia. per Francescho di Marcho, in Firenze. Mona Margherita, donna di Franciescho di Marcho, in Prato.