Al nome di Dio. A dì 22 di magio 1397. Questa sera n'òe auto una tua: rispondo apreso dove bisongnia, e chon ese più lettere, che le demo. Le chose che tue non ài aute, ti manderemo domatina o per Arghomento o per Nanni, se te le vorano arechare. La chavalla faciamo ghovernare chome ci dice Filipo malischalcho; la muletta solecito Ghuido la ghoverni chom'è di bisongnio e anche Bernardo glele ramenta, e tutte l'atre, e chavosi fuori la sera e la matina, chom'è di bisongnio. Di Nicholò non n'è altro a dire, se no' ch'io ti priegho che, inanzi che tue te ne vengha, facci motto alla Franciescha e scrivimi se tue sai in quale munistero el'è e chome ela istàe. Dello letto e de l'atre chose faròe chome mi paràe che istia bene. Di monna Ghita servirè bene Bernardo: esi si dorme di là chon choloro e portasi la sera lo scilopo egli istesi ed achoncaselo; quando piglierà la medicina faròe che monna Ghita farà quanto fia di bisongnio. Per istasera è tardi e no' tti poso avisare del grano: parleròne domane chon Barzalona e dirogli ne vengha avisato. La farina ch'io ti mandai si fue ventiquatro istaia cholme, chome chom'è ella si misura quando ella viene da mulino; la chavalla nostra n'arechò nove istaia, e quella de l'ortolano nostro n'arechò sei istaia, e quella del Tantera n'arechò altre sei istaia, e l'asino dello iSchiavo n'arechò tre staia, si che fate ragione quello che monta, e io la vidi misurare io in otto sacha: tre istaia per sacho. Io mandai Nanni nostro domenicha a Filetore nella cholonbaia a sapere se v'era de' pipioni; e' dice no' ve n'era se no' de' piccolini e de' huova asai, sì che di qui a otto dì, ma prima noe, si che però no' te n'ò mandati. Delle altre chose no' tti mando, perché ne siete meglio fornito chostà. Nannino da Volterra ispezava uno maso e chadene a terra e dice à ghuasta la persona; no' so se tue te lo crederai tue, quanto io no' lo credo io; per agio vi scriverò chome egli istarà. Altro per ora no' dicho. Idio ti ghuardi senpre. per la tua Margherita, in Prato. Il pane né lle altre chose no' v'abiamo potuto mandare, perché Arghomento e Nanni da Santa Chiara no' vi venghono e altri no' ce lo posa arechare; Arghomento no' vi viene per la amore de' ronzino suo che gli fue ........ e Nanni no' veturegia più. Dice monna Margherita che voi faciate ch'e' libricino suo ela l'abia tosto, che voi abiate a mente di fare farvi le choverte. Francescho di Marcho, in Firenze, proprio. 1397 Da Prato, a dì XXIII maggio.