Al nome di Dio, amen. A dì VIII d'aprile 1399. Ieri, per Argomento, ti schrissi quanto fu di bisogno, e da te ò avuta risposta: de non poter tu avere risposto chonpiutamente, non monta nulla. De' fatti d'Agnolo vego pure che gn'à la febre, di che mi grava; à' fatto bene di schusarmi. La gatta provediamo per modo ch'ella istà bene. Bernardo Guadagni ti presentò a meza terza un chavriuolo molto bello e granda e, perché tenpo è chaldo, pensai di pignarne partito, perché, avendo aspestato di mamandartel a dire o di mandarlo costà, si sarebe prima guasto: diliberami di mandarlo a Guido; di subito mandai a sapere s'egn'era in Firenze. Ed e' gn'era in villa, ma che l'aspettavano sanza fallo e l'aspettavano a disinare; indugiàmi insino a l'otta del disinare e sì gni feci una polizia e fecila ischrivere al coletterare mio, significhandogni chi te l'avea mandata, e dicendogni chome tu eri anchora a Prato e, perch'io are' charo di farne quello che fosse la voluntà di Francescho, pertanto i' lo mandavo a lui, perché era certo che questa era la voluntà sua e apresso i' mi racomandai a lui e a tutte le donne di chasa sua; non mi parve da dire più oltre: per chi sa mal dire è me' dire pocho. Se ti pare da schriverne nulla, fanne quante ti pare. Perché l'aportatore si vuole partite, farò sanza più dire. Idio ti guardi senpre. per la tua Margerita, in Firenze.propio. Francescho di Marcho da Prato, in Firenze, propio. 1399 Da Firenze, a dì VIII aprile. Risposto.