Al nome di Dio, amenne. A dì VIIII d'aprile 1399. Ricevetti tua lettera per Martino di Nicholaio e chon esso una ch'andava a ser Lapo, e du' altre mandàle a la Tavola. Al fatto del chavriuolo avere fatto quello che tu sia contento, ò grande piaciere. La lettera ebi per parente di Nicholò di Piero; òti risposto a tutto pel maestro Giovanni, e ò fatto mio podere che sia venuto tosto il più che gn'à potuto, e ònnelo pregato tanto chome sse fusse per me medesimo, che chosì llo riputo, e ogi di nuovo vego, per la tua lettera, che Agnolo è anchora inn assa' dubio e che aspettate la notte di stanotte che perché sia ne' nove dì: i' ò fidanza in Dio e nelle pregiere della madre e dell'altre persone che nne pregeranno per loro amore, e maestro Giovanni n'adoperrà, quanto possibile, gni sarà. I' spero veramente che Dio ce ne farà grazia: piaccia a Dio che chosì sia. Del venire qua mona Simona sono avisato, e pe' llei aspetterò quanto sarà seguito d'Agnolo, e i' sono presta di venire ogni volta che sarà di bisogno e verrò e seguirò quanto tu m'ài ischritto, per modo che tu sara' contento: ogimai lascio questo pensiero a te. Io fu' iere a chasa di Bernardo Guadagni, perché mi disse el famigno, che m'arrechò el chavriuolo, che lla fanciulla di Bernardo istava in fine; pertanto ch'i' ebi disinato, andavi, e trovai che lla fanciulla era soterrata: ènne istato gran danno. E Bernardo non n'ebe ma' più fignoli: montò a chavallo e andonsene a mano a mano in villa; dolsimi cho' lle donne della fanciulla e ringraziale del chavriuolo, e a mona Margherita dissi, quande Vieri tornassi la sera, che tti racomandassi a Vieri e ringraziassilo d'ogni amore e d'ogni servigio che avea in chontr'a tte; feciomi grandissima forza ch'io dovessi cienare chon esso loro: al tutto non vi volli rimanere, perché istata tuttavia in pensiere che di chostà non venissino lettere di nuovo, chome vennono, ch'io non m'aveo levato se nnon il mantello: fu buono fatto ch'io non vi rimasi. Farò sanza più dire. Idio ti guardi. per la tua Margerita, in Firenze. Francescho di Marcho, in Prato, propio. 1399 Da Firenze, a dì X di aprile.