Al nome di Dio, amen. Dì 28 di magio 1395. L'utima vi mandai a dì 23 cho lettera de' Boromei e dissivi quanto fe' di bisongno, aute l'arete, di poi sì 25 n'ebi una vostra de dì 21, rispondo apresso. Avisavi per essa chome pagai a Gacomino da Pontechorone e f. 364 e pe detti vi trassi in Guido di Domenico f. 349 s. 14 d. 4 oro per f. 366 s. 11 inperiali auti da' Boromei: areteli pagati e aconci chome detto v'ò. E più v'ò tratto iieri in Govani d'Alzate f. 69 s. 8 d. 8 oro per f. 72 s. 29 inperiali auti da Lione da Binago: pagate al tenpo e ponete a conto de' nostri di Barzalona che per loro sono e perch'e canbi sono asai buoni li tragho e anche n'ò bisongno. De la lana niente s'è fatto e sarà faticha averne lb. 16: truovone lb. 15 1/2 e vo' dite per meno di 16 1/2 non si dia. Atendereno tenpo ma s'altro non vegio non so che ssi meglori: àccene e, chome che cci sae ne venda poche, si dà al pregio. La vernice mandata sono avisato. E questo dì è gunta a la porta a l'amicho: farò d'avela e voi aviserò che seghuirà e penserò a lo spaccio d'esse chol più utile si potrà. Se zafferano verrà da Vingnone se ne farà quanto si dè e come dite e voi aviserò. Saràcci una a Firenze e una a Pisa, mandate. Fustani e lane si stanno a l'usato e pure che cc'à di buone le vende prima. Chanbi per chostà e Vinega 4 3/4 in 5, Pisa 3 per cento pegio. Né altro vi dicho per questa. Cristo vi ghuardi per Tomaxo di ser Giovani in Milano, dì 29. Francescho di Marcho e Andrea di Bonanno, in Gienova.