Al nome di Dio, amen. Dì 26 di magio 1396. A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e poi n'ò 2 vostre e l'utima ebi questo dì de dì 13, per questa rispondo brieve. E mi dispiace di monna Margherita abi difetto. Non se ne può altro, son delle chose da nostro Singnone, or esso l'abia renduta santa e voi guardi com'è di vostro piacere. La cotta è fatta ed è belisima ma parmi inanzi grandetta che nno, tuttavia i' ve la porterò o manderò in questi dì. E se vi piacerà, bene, se nno faren fare de l'altre e questa si potrà mandare a Vingnone che niente n'arete mai a perdere che chome vedrete è cosa per un singnore e costerà *** ed è libbre **. Disivi come Guiccardo e Francesco aveano auto parole insieme e poi si sono achordati e ora sono sopr'a' loro conti e anchora non ànno tratta a fine: de' nostri dicho quanto bisongna. Vedremo, fatto ch'aranno e loro, che seguire voranno e simile del venire chostà ch'è pure di nicistà loro il mandarvi. Diròvi chome seguirà di continovo. Apresso vi dissi chome e vuole fare bottegha a Vingnone e Ganino stava con voi va (a) stare co lui e alogato ànno già bottegha in Banchi. Vedren chome andrà la chosa, che Dio dia loro bene a fare e noi non dimentichi. Costui è disposto a volere fare chon secho e non chon altri. È più dì Ganino dovea eserr qui e anchora non chonpariscie: non so che sse ne sia chagone. Saprete da Vingnone chome fia seguito. Di qui sarei partito più tosto non farò perché da Vinegia è mandati cotoni vostri e qui voglio eserr a loro venuta: penserò a spacciare il più tosto si potrà e d'eserr costà. Né altro per questa vi dicho perché tosto spero eserr a voi. Cristo vi guardi. Tomaso vostro vi si racomanda. Francescho di Marcho, in Prato. Propio.