Io ho per meglio una vostra ambasciata che una lettera, perchè mi sa male abbiate spesso a durare fatica per iscrivermi; massimamente ove non è il bisogno. Dicol pertanto perchè Fattorino fece stamane vostra scusa alla famiglia di casa, del non avermi iscritto, e s'io v'avea a dir nulla, et cetera. Non ci ha niuna cosa nuova; se non che per lettera fresca c'ho da Guido, aretelo in pochi dì, lui e i compagni: non credo valichi punto calendi. Allora, riposato che e' fia, istaremo ove che sia due dì con lui; e sapremo novelle un mondo, de' vostri fatti e degli altrui. Stamane, andando Sandro, Niccolò d'Andrea e io a torno verso Orto Sa' Michele; e avendo Sandro per la sete arsa la bocca per lo caldo di stanotte passata, e non trovando chi ci invitasse a nulla, ch'avamo giurato d'accettare; e io dissi: Se Francesco ci fosse, assaggeremmo noi d'uno dal Bucine. Il perchè di presente, come persona accesa, rispuose: Ser Lapo, sopra me digli che passato mezzo luglio, quel vino sa del guaime: che, per Dio, bealo; però che, anzi il detto tempo, egli è il miglior vino del mondo. E digli che nella Ventina mia e' non arà mezza la prestanza che se gli viene; bontà di me, d'una diceria ch'io feci sopra ' fatti suoi; e bontà di Francesco Ardinghelli e Bonaccorso Berardi, che me la confermarono. Sì che, Francesco, quando avete tempo, fate qualche risposta di ciò a Niccolò o a Sandro; che almeno e' si ispilli, per provare se è buono: e aranne pro. Io promisi di dirvelo. E dite a monna Margherita, ch'io ho saputo da sue vicine, che quel venire a Prato ella sanza mandar voi per lei, fu tenuto un poco ardimento, a far fardello in tanta furia: un'altra volta si tenga più mente alle mani. Cristo vi guardi. - LAPO vostro, domenica a nona.