Più dì ho taciuto sanza risponder con fatto o con detto alla vostra liberalità, la quale io ho molte volte provata, e or di nuovo soprabbonda. E non sapea eleggere, s'egli era da fare quello che con uno buono zelo e ardente animo feci già ad Andrea di Neri: al quale, in simile caso, simili cose ardii a rimandare; perchè rompea la via dell'usato battesmo povero, col quale io l'avea accettato; o s'egli era da fare come feci con Guido, al quale per molta reverenza non pote' contradire, quando avendo io rimandato, mi convenne la seconda volta medesime ricche cose vergognosamente accettare. Ora, molto pensato sopra i doni i quali non v'ho meritati, nè sanza grazia o forza che Dio mi dia non penso mai poter meritare; in fine, da me medesimo, e da cui io amo e temo, son consigliato ch'io come isforzato rompa il voto; e sono costretto da voi usare le vostre cose in casa, non degna certo di tanto onore: che ben bastavano e soprabbastavano l'altre cose che vanno a torno tutto di, che nol cale ripetere. Priego Dio conceda con vostro onore e bene, ch'io il possa rendere a voi o a chi di voi sarà. Lapo vostro. XIIII di ogosto.