Non mi ricordo che mai di simile cosa io avesse simile consolazione e piacere, quale mi dette la vostra lettera, quando questo dì mi fu posta in mano a nona, essendo a tavola: e v'era monna Tessa mia donna; ch'io vi prometto che, tra le risa e il diletto, io mi tramutai per modo che la donna si consumava sapere il tenore della scritta ch'io leggeva; e uditala, non si potea ricredere dello ingegno che Dio v'ha dato. E non mi seppi tenere ch'io non andasse allora allora a Guido, e puosigliele in mano; che non mi parve per più amorevole modo raccomandargli Francesco vostro, anzi mio. E di ciò ringrazio Dio, che m'ha voluto dare questa consolazione e questo conforto: ch'io prometto per la fede di Nostro Signore, che s'io credesse che non paresse ch'io dicesse lusinghe, io vi direi che mi pare, non vo' dire che m'abbia ammaliato, ma che poi ch'io ebbi conoscimento, mai non mi parve avere più fervente amore e più caldo verso persona del mondo: chè mi pare, ognora il veggio, vedere un nuovo mio padre. E detto l'ho co lui, ch'io non arei mai creduto, per usare co lui, sì dilettarmi con la sua condizione. Nostro Signore ci dia grazia vivere e durare insino alla fine, e insieme tornare al cielo e alla patria onde venimmo; e diaci grazia non appoggiarci al mondo per modo che, per questi beni temporali, noi perdessimo gli eterni. La somma è questa per risposta della vostra umile lettera; che io ho diliberato, mentro che lo spirito reggerà le mie membra, cioè insino alla morte, tenere Francesco per padre: e spero in Dio, ch'io gliel mostrarò con l'opera, a lui e alle sue cose. Guido rise, letta la lettera, e commendovvi assai: e tenete a certo, che per Francesco e' metterebbe insino all'anima. Rendete gloria a Dio del bene v'ha fatto, e da lui il conoscete; chè veramente voi gli siete obbligata: e per suo amore amate i poveri suoi, e fate conto de' benifici ch'egli v'ha dati. Ch'a Dio v'accomando. - LAPO MAZZEI vostro. X di aprile.