Francescho di Marcho. Andrea di Giovanni di Lotto vostro, di Genova, salute. Ambruogio di Meo venne ad me et lessemi una parte d'una lettera, la quale li mandaste, che dicea chome io non v'avea mai scritto nè a monna Agnola; et ch'elli mi domandasse li otto fior. vi debo dare. Rispondo ch'io vi scrissi una lettera et un'altra a monna Agnola et diedile al detto Ambrogio che ve le mandasse. Ebi risposta di quella di monna Agnola et de la vostra no. Per questa vi scrivo che delli octo fior. mi debiate perdonare, ch'io ò avuto et ò tante spese, che non li posso raunare, però che 'n Genova non si fa niente se non è merchatante grosso et à ogni cosa chiaro, et la famiglia tutto di' mi cresce. J' ò quatro figluoli et aspetto di di' in di' d'averne uno o una, per che vorrei volentieri ritrovarmi di costà et obligaremivi per schiavo con ciò ch'io ò al mondo, se m'aiutaste a venirvi o a conducermivi. I' ò uno figluolo ch'è ogimai grande et sa legere et incomincia a scrivere: darelovi che fosse vostro et io in tutto ciò ch'io potessi vi servirei. Io mi credetti, che come mi diceste quando fui costà, che voi mi feceste dare in Genova l'asempro per scrivervi uno vangelistario in volgare per scusarvi i detti denari vi debo. Non ne fu fatto niente et io non li ò da potervili mandare, per che vi prego che mi sostegnate. Ma del venire costà sopratutto arei molto caro esservi presso, come sempre ò desiderato, per sodisfarvi et. servirvi. Altro non vi scrivo, me che Dio vi dia gratia che facciate quello che sia suo piacere, et Idio v'alegri. Fat. ni Genova. Adi' XIII.o di febraio 1393. Francescho di Marcho da Prato ni Firenze o ni Prato sia data. Da Genova. Di' 18 di febraio 1392.