Al nome di Dio, a dì 7 di
magio 1394.
Per
Lapo di Toringho ti scrissi. In questa ora doveano chapitare a
Nicholò di Piero ch'era là sua di sopra, perché mi credetti mandarlla
per
Nanni da Santa Chiara, ed e' non c'è venuto. Ogi, da poi, per uno
frate dello
Charmino, n'ebi una tua risposta a quella avesti ieri per
Nanni da Santa Chiara; ma tue non di' se avesti la
frangia di monna
Simona, e però non te ne mando se prima no me ne chiaristi. E ancho
mi di' se
botoncini volglono essere di quella ragione della altra volta,
che, se di quelli vole, dovevi dire: "mandate di quelli della altra
volta". Tu sai che lle chose che ssi
chonperano per altrui si volglono
fare molto a punto di bene chiaro.
Del
vino che à auto il
Podestà sono avisato: facesti bene di quanto
facesti; se vorà l'altra
botte, dàteglile per quello vorrà. Ditemi che
modo il manda a chiedere e fa di provedere a quello bisongna.
Delle donne di
ser
Lapo fa quello ti pare: non puoi erare a fare
loro onore. De'
danari di
Pagholo di Bertino sono avisato, sì che istà
bene.
Di
Filipo sono avisato: gràvami d'ongni suo male. Manderotti
dello
zucharo. Ancho no m'ài detto se avesti le
spezi dolci ti mandai:
non suole eser tua usanza di dimentichare simili chose; provedi bene a
ttuto e noe puoi erare. Per altra t'avisai di quella donna, monna
Giuliva, che mi prochacò mona
Nicholosa, non ò fatto patto neuno
cho lei e mai la vidi se nno quando ella venne in
chasa la
Francescha,
e dìsiti tutto il modo e cho
me avea
marito e
madre e
filgluole. Vedi
tue ora chome ella ti piace e fa cho llei; ma vorei una non avesse tante
chose. A me non fé motto e tue non di' quando ella vi venne; credo
ieri vi sarà venuta. Dìsemi che avea chonoscienza chon una ch'è di
pupa a una sua fanculla
[] tue ogimai chome ti pare da fare e
avisamene.
Non è altro a dire. La porta dello
orticino puoi fare
[]
chon quelle
uscia e poi puote uscire sue per lo
muro, e chosì si stia
tanto che noi vi faciamo fare una porta da via, o tue manda ad
Antonio Michocho
che nnene facca una chome io gl'avea detto dello milglore
lengname ch'elgl'à. Quelli
panchoni non si tocchino: tropo sono
lunghi; e fanne tornare quelli due dello
noce che andarono a
chasa
sua.
De'
meliaranci fae quello ti pare. De'
danari auti dal
Tarpuca fane
la
scrita bisongna: che Idio ci dea grazia che non ci bisongni tanto
iscrivere. Che lodato sia Idio.
Delle
lengne in
chatasta n'àe
Ischiatta da
Filètore da sei
chataste:
aveagli io detto che tutto mi guardasse. Manda per una
chatasta e falla
rizare nella
logia e poi ne fa
chonperare una altra
chatasta a
soma, e
vedi quale ti mette melglo; se no ti pare, fae chome ti piace.
De' fanculli che vi muoiono, sono avisato. Fae quella
medicina al
Fattorino che credi che bene sia e simile alla
Tina. Idio aiuti tutti, se
lgli piace.
Della quistione non si fa nulla che vengha a dire nulla. Idio ti
guardi.
per
Francescho di Marcho da
Prato, in
Firenze, cho malinchonia asai.
Monna
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato.
1394 Da
Firenze, a dì 8 di
magio.
Iscritto insino a que, ricevetti tua lettera: rispondo apresso. Ma
prima che altro ti dicha, io ti dissi di quella femina che dovea venire
da
Lucha e che, s'ella vi venìse e monna
Gioliva se ne volgla qua
tornare, sarà buono ch'elle facciano chonpangnia l'una a l'altra e cho
loro qualche uno di chotesti nostri, a
chasa di quello
Francescho ch'io
ti scrissi, nella
via dello Alloro, o vero
dell'Amore; e se io lo saprò,
manderò alla Portta qualche uno di questi fanculli che sanno la
chasa
di quello
padre dello
marito della donna che viene da
Luccha. Le
lettere che tti mandai per
Lapo di Toringho, che doveano chapitare a
Nicholò di Piero, nè da tte nè da lui non ò risposta; aviso no ll'arà
date di buona otta: di qui partì iersera.
Io iscrissi ieri sera, o vero l'altro dì, a
Niccholò che io
[] fatto, che tue andassi insino
Gringnano e rimenassi techo
mona
Ghaia e ll
..... non si intende no potendo, e a questa partte
non mi volglo pùe istendere. Drovesti ogimai pure intendere chi non è
in sue la chosa non puote vedere tutto chome cholui ch'è in sue la
chosa: tu dèi avere riguardo a quello iscrivo e poi fare quello che tue
puoi, e noe altro che ch'io ti scriva. Fae quello che tue credi sia il
melglo e io rimarò senpre per chontento di quello farai. Bene dèi
credere ch'io non vorei lasci quello ch'è di nicisità per quello che non
è di grande bisongno: non mi posso indovinare quello che chostà
interviene nella
familgla, nè nelle altre persone. Tu dèi fare quello che
ssi puote e quello credi sia melglo, e dèi credere ch'io sarò chontento
di quello farai: non è di sì grande bisongno questa andata di
Gringnano
che tue debi lasciare ongni altra chosa.
Intorno a tutte l'altre parti mi scrivi, non ti foe risposta perché
non mi pare sia di bisongno: fa quello che tti pare che sia il melglo
d'ongni chosa, e no mi dire quello che no bisongna, che chosì avessi
tue buone parole chome tu ài buoni fatti! Da poi ch'io naqui non ebi
magiore malinchonia ch'i' òe al dì d'ogi di pùe parti: non è bisongno
che pùe ne sia dato, chome ch'io chonoscho ch'io mi schonoscho da
Dio, ma egli è pure chosì. Io farò chome l'uomo salvaticho che quando
piove ride aspettando il buono tenpo, e quando è buono tenpo ed
e' piangne, che dice che apresso il male tenpo aspetta il buono: bene
vorei avere tanta grazia da Domenedio ch'io lo facesse ne' fatti chome lo
dicho cholle parole.
Le chose mandasti per
Nanni da Santa Chiara avemo, e per lui ti
mandai pùe chose: fanne fare
richordo, e dinmi che tt'arà rechato il
paneruzolo dice la
Francescha rimandò. Vedi quello ti mancha e dìlomi,
e io ti manderò tutto.
Io ti pregho facci chome dice il savo che "alla fortuna se chonosce
il buono
marinaio". Tutte queste fatiche saranno per nostro melglo,
farànoci richonosciere de' nostri errori, dicho de' mei. Tu sai che Idio
fue per invida mor
to e prima chalongnato, che d'ongni bene facea
era detto facea per artte diabolicha. I suoi apostoli furono morti e
tutti i marteri, apresso le sante e lle vergini; apresso molti singnori e
valenti uomeni in pùe paesi sono istati mortti e chaciati per invidia e
fatti loro grande tortto. Questo fatto no chominca testé: in mentre che
llo mondo durerà s'aràno di queste chose, e pertanto si volglono
sapere portare in pace e fare chome tu di', che llo bene e llo male che
noi ci faciamo, noi lo ci faciamo noi istesso: sono parole di Salamone.
Piacesse a Dio che tue ed io il facesomo ne' fatti chome noi lo sapiamo
dire cholle parole!
De'
pipioni non mi churo, se non quando a punto ti viene. Volsi
andare sechondo il tenpo: fa quello credi che sia il melglo e quello
puoi, l'avanzo si rimangha. Dinmi se quella monna
Giliva ti piace, e
quello ch'ell'à fatto.
Io t'òe detto lungho per noe dormire, chome ch'io n'abia pocha
volgla se noe per malinchonia. Se questa chosa arà a durare ed e' tti
parrà, vorrò venghi qua. Tra ogi e domane prenderò partito di venire
chostà insino
ser
Lapo ci sia, che sanza lui nulla posso fare: che Idio
ce rimandi.
Domane ti manderò
zucharo e
bottoncini e
frangia e ongni altra
chosa, se nmi rispondi a una ti mandai iersera per
Lapo di Toringho.
Di
Filipo e d'ongni altro mi grava di loro male: sono delle chose
che dà il mondo; di tutto sia lodato Idio. Per certto nulla ci lascierò a
fare, che, giusta la mia possa, io leverò via ongni faticha e ongni ispesa
di che noi ci posiamo passane che, per certto, quanto pùe s'àe delle
chose di questo mondo e'n'à meno, chome ch'io credo che potendosi
vedere tutti siamo uguali nello chontentamento, sì che cholui che à
me'
roba àe ancho la sua faticha. Idio vole in che fosse questo fatto e
nelle pùe chose per dare asenpro a noi; imagina poi tutti i valenti
uomeni che sono istati mortti e chi chaciati, chie inn uno modo e chi
inn altro, e dara'ti pace e ancho io; ma tuti e tutte siàno ingrati del
bene che Idio ci fa.
Di questi fatti non si puote me' fare che di rachomandarsene a
Dio e pregharllo chome si dèe: farai bene a preghàrnello e fare preghare
e volsi fare divotamente; elgl'è miserichordioso e fatti grazia, e
simile a me ed a tutti choloro che di buono chuore lo pregheranno. E
perché non ci oda chosì tosto chome noi voremo, volssi inmaginare
ch'elgli ci vole provare, e se 'n ci trovasse fortti ala sua volontà non ci
udirà.
Dinmi per la prima se io lasciai chostà l'altre
chalze
bianche, che
due
paia io me ne credea avere qua; dice la
Francescha chostà ne dèe
avere uno
paio ed a me non pare: dinmi chome istà la chosa.
Io non mi churo di dartti di queste fatiche di lègiere e di rispondere
da poi che tue ài a stare in
chasa. Se llo portti in pace, ristoreratti
Idio d'ongni chosa, pure che abi pacienza e ll'ochio in versso lui. Idio
te ne dea la grazia.