I' ò ricevuto una vostra fatta a dì XXVII detto: apresso rispondo
a' bisongni.
Del fatto dello
chosa e sone in quel volere che voi; io vorei volentieri
le spese e 'l
gran dolori ch'io abbia; io no' lo vidi possa che 'l dì che vene;
se llo vedessi gli direi il parere mio e non arei paura di diglelo.
Voi fatte uno piccholo
in
e dici ch'à uno
di
a ttuti i miei; e di te dice quel che tu meriti.
Sopra al fatto delle
tu ài
sono di spesa assai e sono pure possa ra
mangiasti volentieri, ne farei.
viene
che so che n'ài bisogno; se tu non ti chontenti di questo, manderenti
i'
leva in punta di pie'.
Di questo tu di' che mi recherai, non ti soe intendere: tu non
mi potrai rechare chosa che no' mi piacia, pure che tu torni sano.
Io t'ò iscritto per più lettere tutto l'animo mio, ist
uno pezo; a vedere sa sarà vero ciò che tu die: or fosse pure la
metà!
Io arei vogla di sapere se tu dormi solo o nno; se non dormi
solo, arei charo di sapere chi dorme techo; se mi dirai chi, e
tu vogli sapere la chagione perché, diròloti.
Tu mi di' sempre che i
sempre tribolare: ché di quelo ingrassi tu, che lla pena t'à fatto
troppi gran challi a le mani. Io mi sono bene aveduto che tu mi
dilegi per ongni lettera, ma e' mi piace. Le cholore debono eserre
iscese uno pocho g
in suso, e basanvi questo.
Io non sono achoncio di dire per questa lettera se non frascha,
per fare la pace.
Altro non dicho. Idio vi ghuardi sempre che 'l buono anno
ab'io.
per la vostra
Io non ò mandato il
dite se volete si mandi, se nno lo partirò e mangierencelo; e non
ne mandate più, in però n'aremo assai di quello insino a
e, pertanto, no' ne mandate più, se non ne volete mandare
a 'ltrui; e ricordivi di quella donna che, quando donaste
anno il
per lo primo. Anch
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