Magnifico egregio
raccomando alla vostra Signoria. Ricevetti la vostra graziosa
lettera, alla quale non mi sento sofficiente a fare risposta, come
merita la vostra reverenza e carità, perchè non sono
risposta sempricemente, come colui che no sa più.
Io non so che dirmi, se non dire come disse Centurione a
Domenedio quando egli voleva andare alla
io ve ricordi, chè tutto avete bene a mente.
Ricordandomi, letta ch'ebbi la vostra lettera, di sì fatto padre,
quello che già udi' dire che uno rispuose a un altro, vedendosi ben
contento e appagato da lui; cioè disse: S'io avesse cento lingue e
la bocie di
profferte. E io che sono di molte cose ignudo, e più di sapere
rendere le grazie ch'altro, no mi posso consolare com'io vi
risponda, se none con questa maniera: L'ho pregato e priego Iddio
che ci ha fatti e sostienci per grazia ognora, che spiri l'animo
vostro quant'è la consolazione e 'l conforto che ha el mio per la
risposta vostra; e per sua piatà e misericordia vi renda debiti
premi per me umile vostro amico e servidore, bene che disutile.
Attenderovvi alla tornata, e di quello vi scrissi, se caso il darà
quel modo che la vostra amichevole lettera vuole ch'io voglia: e in
questo mezzo avendo nicissità di nulla, richiederò il vostro cortese
desiderate, lungo tempo in filice stato con salvamento dell'anima e
del corpo.