l'ardente sole ad
tra tre amici tanto consolarsi; e poi il veggio ritornato in
sulla ruota delle tribulazioni, le
allegrare, veggendo il mio Giobbo sì afflitto. Che mai vidi suo pari
tanto cognoscere, e tanto avere bisogno spesso di conforto. E
quello che più mi grieva di lui è questo, ch'io so che e' sa, ch'egli è
più giusta e più ragionevole cosa, che la natura sia ubbidita da lui,
che essa natura ubbidisca a lui. E nondimeno, il mondo e tutte le
sue
ordinate a volgere, a tribolare, a noiare, a raffreddare e riscaldare
l'uomo: e 'l mio
suoi, che questa immutabile ruota resti per suo detto; e va pur
cercando dove questo non sia così, che non è altro che andar
cercando dove non sia Iddio, che così ordinoe. E ben disse el
grande savio e
o letizia, se non il savio; chè in questo mondo cognosce la verità e
'l falso. L'altre cose, dice che sono vane allegrezze di mente. Voi
siete or sano del corpo; e d'avventura non avete or mente turbata,
e avete que' due maggior beni che s'abbino in questa vita, a detto
degli Epicuri, cui spesso allegate. E però s'io dico il vero,
appiccatevi a esso; chè ogni volta l'una parte vi mancasse delle
dette due, non vi potreste appiccare.
tempo per l'adrieto, fia per lo innanzi, nella persona e nella mente
vostra; se già, per grazia di Dio, non facesse un poco di quello che
dice Seneca qui di sopra; cioè di godere nell'animo, lasciando
andare l'acqua alla china, bevendo e cavandovi la sete alla fonte
dell'acque vive; cioè volgendo la mente a Dio, lasciando le citerne
e le pozzanghere, che spesso hanno l'acque fracide o sono secche.
E dite così: Morto io, che s'arebbe a far de' miei
possessioni, ec
quello spenderò, non arà andar più su per lo filo dell'acque di
mare. Vo' fare una
Dio. Vo' dare (come disse l'
diserto, santo e santissimo) alcuna cosa ogni dì per Dio; sì che, se
io non posso tanto orare, òrino per me le limosine. E io vo' far con
voi compagnia, al terzo o quarto, in sul fatto de' prigioni
poverissimi che vanno or fuora, a dar loro ogni dì
amenduni, come l'altro giorno vi scrissi.
Siate certo ch'e vostri fatti son grandi, e pure invecchiate: e
maggior cura s'ha d'una grande
Andiamo una
maravigliosa cosa di bellezza io v'ho trovata per lo vostro
fo vista far per altrui, e anche in verità fo. Ma più mi tira la
camiscia, ec
la sera o la domane, col santo
insino a me è venuto il
mano de'
fine lieto. Ho paura che questa mia fede ch'io vi porto, per tristo
ch'io sia, non vi sia con questa lettera rimproverata nell'altro
giudicio, se non l'arete a calere.
Io vi sono tenuto; voi m'avete legato con amore, con tutte le cose
che avete; e non crediate io non veggia quanto mi fate: che
dovrei, s'io fosse buono, non lasciarvi mai posare ch'io vi vedesse
in sulla via della salute. Havvi Dio dato
l'
la fortuna, che non vel fa tòrre al mio
tanto state con lei a bada. O voi vedete più che i santi e più che
tutt'i Fiorentini. Io non posso ristare: non so che s'è. Ma a
m'avete promesso di venire. Perdonatemi.
Quando da
risposte che e' volea, ed e' diceva nelle lettere. Gli amici vostri di
amici vostri vi confortano. E per quello modo faceva. Per certo, se
a' vostri fedeli amici non crederete, che non vogliono nulla da voi,
se non farvi bene e onore, io mi dispererò di voi. E perdonate per
amor di colui che mi fa, o lascia, scrivere.