piacere, quale mi dette la vostra
monna
tramutai per modo che la donna si consumava sapere il tenore della
leggeva; e uditala, non si potea ricredere dello ingegno che Dio v'ha dato. E
non mi seppi tenere ch'io non andasse allora allora a
mano; che non mi parve per più amorevole modo raccomandargli
anzi mio. E di ciò ringrazio Dio, che m'ha voluto dare questa consolazione e
questo conforto: ch'io prometto per la fede di Nostro Signore, che s'io credesse
che non paresse ch'io dicesse lusinghe, io vi direi che mi pare, non vo' dire
che m'abbia ammaliato, ma che poi ch'io ebbi conoscimento, mai non mi parve
avere più fervente amore e più caldo verso persona del mondo: chè mi pare,
ognora il veggio, vedere un nuovo mio padre. E detto l'ho co lui, ch'io non arei
mai creduto, per usare co lui, sì dilettarmi con la sua
Signore ci dia grazia vivere e durare insino alla fine, e insieme tornare al
cielo e alla patria onde venimmo; e diaci grazia non appoggiarci al mondo per
modo che, per questi beni temporali, noi perdessimo gli eterni. La somma è
questa per risposta della vostra umile lettera; che io ho diliberato, mentro che
lo spirito reggerà le mie membra, cioè insino alla morte, tenere
padre: e spero in Dio, ch'io gliel mostrarò con l'opera, a lui e alle sue cose.
fatto, e
amate i poveri suoi, e fate conto de' benifici ch'egli v'ha dati. Ch'a Dio
v'accomando. -