A Francescho di Marcho e conpagni, in Gienova.
1392, da Pera a dì primo di dicenbre.
Al nome di Dio, a dì 11 d'ottobre 1392.
Per le tre galee che furono qua, insieme con queste che ora vengono costà, vi scrissi quanto mi
parve bisogno e mandavi chon esse lettere a' miei magiori di Pisa; aretene fatto lo dovere.
Di poi non ò vostra lettera, questa vi fò per avisarvi che per la galea di Biano Bichignone
di Gienova vi mando uno fardeletto piciolo in che à mazi cinquanta d'ermelini ed è segnato così
Quando l'arete ricieuto a salvamento date per suo nolo. El detto manderete a Pisa a
Giovanozo Biliotti e conpagni e più manderete lettere che saranno con queste, per modo salvo.
Sono 10 per mazo.
Chirico di Tadei non à voluto pagare per nisuno modo que' f. 5 che dite che resta a dare. A
mme no' gli vole dare, chè dicie gli à promesi a Rosso degli Strozi, e a Rosso dicie che no' gli
à: chosì diciesse egli il vero! Il Rosso si rimane in Chaffa ed e' se ne viene costà; fate d'avergli.
Grande vergogna la sua ogi mai e no' gli doverebe valere a dire io no' gli ò. S'io non fossi
malato vi arei pure veduto se per dire io no' gli ò noi gli dovesimo senpre penare ad avere. Ma
io ò giaciuto 15 dì e ancora non esco di casa.
Valute di mercantia che si tragono di qua sono in grande caristia. La ciera vale qui perperi 31 e
vai fini si sono venduti a la Tana aspri 22, gli altri a la venante; gli schienali si sono dati da 20
in 22 aspri, bene è vero che di principio se ne die 27 e gran caristia sogliono valere 36 in 40.
Nè altro per questa vi dico. La gratia di Dio sia con voi.
Bettino di Bartolo, salute di Pera.
Il deto fardello abiamo acomandato a messer Minghanello Minghaneli da Siena, il qual è stato
vicario in Caffa. Se d'egli ne paghasse alchuna cosa gliele rendete. Non dovrà paghare il
beveraggio a quello che gliel'à aloghato, e, ringrazieretelo per mia parte.