Charissimo chome padre. Ne' dì passati ebbi vostra lettera per la quale
mi dite avermene mandata un'altra, la quale mai non ebbi, chè v'arei
risposto. Per questa vostra lettera voi mi fate tante proferte che
mostrano una salvaticheza, chè non si debono nè vogliono usare tra chi
si tiene come figliuolo come fo io, ma voglionsi usare chon gli altri,
sicchè per tutte le volte sia detto che meco non mostrate tanta
salvaticheza, ma s'io posso nulla o potrò per l'avenire, voi non m'avete
di cosa ch'io possa e sievi di piaciere se non dirmi el pensiero vostro ed
io ne farò quello ch'io debbo.
Vegho avete donato el vostro, chomechè ne sono molto chontento, però
che l'avete donato a signiore, chello vale e ognindì ve ne potrà rendere
buono e giusto merito. Che così piaccia a Dio di mettergli nel'animo
ch'egli el faccia come può .
E' mi pare che voi temiate della mortalità, e per questa chagione dite
prochaciate torre
grazia di Dio e per la vertù vostra potete, non potete erare ad essere
senpre in punto che quando vedessi pure el tempo non avessi a far altro
che salire a chavallo; ma tanto vi dico, non per consiglio, chè chi
consiglia chonviene che sia savio, che s'io fussi Franciesco, io non ne
andrei a
ch'altrove, ma voi sapete come e' gienovesi scoppiano de' fatti di
a
fiore di
faciess'egli, e' potrebono tirare la rete a una smisurata
tenergli tanto che noi faciessimo con loro patto del
loro senno, ch'altro non penso fusse loro soferto, e forse anche altro.
Vovene avere detto mio parere, e, quant'io per me penso, ci sarà assai
altri luoghi dove andare.
Tutte le cose vostre acietto, ma quella bella
posisioni che voi v'avete, starà meglio e più degniamente la guardia ad
ogni altro c'a me. Salutatemi la vostra
fare cosa vi sia di piaciere, schrivetemi due versi. Del danno vostro
ricievuto in mare m'inchrescie come fusse in me propio. Christo vi
guardi. In
Vostro