Al nome di Dio, a dì 9 di
magio 1394.
Questo dì n'ebi una tua; non ti posso fare risposta perché iscrivo a
Vingnone. Solo ti fo questa perché sapi ch'io l'òe auta, e per dirtti
sopra i fatti di chotesta femina: tièlla, se tti pare, tanto vi sia quella da
Lucha, e dira'le che le facca chonpangnia e venghasi ad achordare
mecho e darolle
Laterino in guardia.
È stata a me questa mattina monna
Nicholosa, che lla mi procaciò,
e dice che nn'à una alle mani ch'è buona: dirotti che farò cho llei.
Non dubito che quando io atenderò a fare quello ch'io debbo, ch'io
non truovi delle femine e delle altre chose ci bisongnano. Piacesse a
Dio ch'io t'avese creduto di molte chose che nm'ài chonsilglato pùe
volte. Idio t'alegri. Legeràti questa
Niccholò.
per
Francescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
Sarà chon questa una lettera, che lla
sopraiscritta dice "in me
mandala a
Gringnano, per lo
Fatorino, ala
madre di
ser
Lapo e alla
molgle, e lèghala loro se fa bisongno". I
chufoni furono tre. Non mi
talglare niuno
chapuco insino no sono chostà, in però questo non istà
bene: àllo ogi rachonco la
Francescha u pocho.
Monna
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato.