Al nome di Dio, a dì vij d'
aprile 1399.
Ier ricievetti una tua lettera, alla quale non cade fare risposta. Se
non ch'io ti dico, ch'io penso a spacciarmi di qui quant'io più posso, e
penso esere ispacciato in questi 2 o 3 dì, e veromene poi costà. E per
tanto dimmi in questo mezzo se di qui t'ò a mandare nulla, e sse io ò
a dire nulla a monna
Ghita del fatto dell'
accia od altro, sì cch'io lasci
tutto in ordine quanto s'à a ffare. Io troverrò ogi i
ghuarnelli tuoi e di
coteste fanculle, e tutto ti manderò prestamente: vedi pure se ttu ti
ricordi io abbia a ffare altro anzi mi parta.
Io ò parllato a monna
Simona: ella mi dicie à venire costà prestamente,
e troverassi techo, e a bocha potrete parllare insieme. Fa dire
a
Franciescho
lengnaiuolo, che cci sta costì dirinpetto, ch'io sarò costì
subitamente: che faccia presto il
lengname per fare il
palco ch'io gli
dissi.
E altro non ti dicho per ora. Idio ti ghuardi.
Franciescho di Marcho, salute, di
Prato.
Saracci una lettera a
ser
Lapo: mandagliele per
Piero.
Monna
Margherita, donna di
Franciesco di Marcho, in
Firenze, propia.