Al nome di Dio. A dì 14 di
febraio 1393.
Ieri, per
Chastangnino, ricievetti tua lettera, per quale rispondo
volentieri quanto sarà di bisogno.
Barnabò non à auto lettera in prima che la mia, e la mia
pare dicha quello che lla sua, pertanto darò ordine a quello mi
parà sia di bisogno. La
mula abiamo fatto
ferare e quello ch'è di
bisogno, e mandoti
Chastangnino cho' lla detta
mula, e a presso
ti mando
Nannino, che dice ch'è chontento di fare ciò che tu vogli,
no' che d'andare a
Pisa andrebe in chapo del mondo, e a me pare
il meglio di
Nannino, ché pare più da bene meglio vestito che
Materello.
Mandoti
Nanni da Santa Chiara cho' lle nostre tre
bestie e
chol suo
asino, e, per detto
Nanni, ti mando tutte le
frutte che
cci sono e
uova 33; quelle che sono
sengnate sono di
govedì e
di
venardì delle nostre
ghalline; e mandoti
panni 20 del nostro:
non n'è bello chome io vorei; no' ti mando
polli, perché sono
tutte magre e fanno tutto dì
uova, òlle fatte pigliare: sono magre
e piccholine; se n'ài bisogno,
chonpratene chostà.
La
ciucha no' ti mando, perché no' sono chonsigliato e no'
sappiamo bene se
Nanni da Santa Chiara potrebe menare in qua
tante
bestie; dicie
Meo che nne truova
fiorini 4
½ ed è chonsigliato,
da
Nanni da Santa Chiara e dagli atri che se ne integhono,
che la dese, ché dichono, che no' sarà mai da nulla: rispondi se
vogli che lla dia, o sì o nno.
È stato qui a me
Domenicho Santini e àmi ragionato di più
chose, fra l'atre dicie che
ser
Chimenti l'à fatto
richiedere per
danari de' dare per la
ragone dell'
Arte della lana; e simile pare
che
Nanni di Ghiduccio abia anchora fatto
richiedere sechondo dice
Domenicho; dice
Domenicho quando levava nulla che ttu dicievi a
Matteo: "Mettilo a mio
chonto". Pertanto mandai per
ser
Chimenti
e disigli che gli piaciese di no' fare loro novità insino tanto
che noi non avesimo altro da te, ispezialemente e'
maestri che
soglino, in questo
anno, lavorato techo; èmi paruto il meglio,
pertanto rispondi a
ser
Chimenti quanto ti pare.
Chastangnino àne detto a me che ttu gli diciesti, che diciese
a
Meo, che se lle
propagine fosono mese, che no' vi istesono tanta
giente altro che una persona; le
propagine si chonpiono domane
per
Christofano: rimane anchora a fare per 3 dì, sechondo mi dice
Nannino; pertanto mi parebe il meglio che chonpiese e chosì farò
se altro non n'ò da tte che, pure che altri ne sia fuori, arà fatto
altri asai, ché no' si vole ghuatare altri.
Sonsi solecitati per
Barnabò e per mandare a dire quanto s'è
potuto; èmi detto, per ongni gente che v'ò mandato, che ànno
fatto bene chome se ttu vi fossi presente e qui solecito
Nanni e
l'altre chose che ci sono a fare e chosì si fa. (volgi)
Niccholaio Martini fu ieri a me e disemi chome
meser
Govanni Panciatichi
ci era e avevagli detto l'
abasciata che ttu gli ponesti:
domandàlo s'era domani chostì, disimi che nno.
Di quanto mi die, che ongniuno di chostà dice che ttu abia
la ragone, òne grande piacere: piaccia a Dio di darci tanta grazia
che tti sia fatta chome tu l'ài.
Chon questa fia una lettera venuta da
Pisa e una vi manda il
Puliciaio e una vi manda
Barzalone.
Dine a
Niccholò ch'i' òne provato i
cieci e, a mio parere, sono
assai buoni, pertanta mandimene parechi, cioè queli che può; e
no mi richorda del
pregio ch'egli mi dise ch'io gli dissi, pertanto
mandamelo a dire. O' meso inn ordine di
spaciare
lunedì, ch'è il
merchato, quegli ch'io potrò: parmi che no' si possi erare a tran
ne
il
danaio, e chosì farei se fosono miei; farene uno pocho a piaciere
per ispaciagli tosto.
Dimi alla
Franciescha che mi prochacci di fare fare 26
braccia
di quegli
nastri d'uno di questi dì e no' punto più larghi: sono
per la fanciulla di
Chiarito, vorebegli avere di qui a 8 dì, sanza fallo.
La
Tina mandai a battezare la fanciulla della
Domen
icha,
ragone che no' volea andare a piede; dicieva che, se ttu ci focci
che non adrebe a piede; io la mandai a piede cho'
Barnabò e chon
mona
Piera o volesela o nno. Trovò
Chastangnino a
Merchatale,
sepelo sì bene lusinghare che lla puose in su la
mula posela; uno
uomo domandò chui
figl
iuola ella era, disse ch'era
figliuola di
Franciescho di Marcho, ispaciatamente: ell'à più aroghanza che
non ài tu, questo è perché ttu vogli ciò che l'è fatto; dicie: "Se
Francescho ci fose no' faresti chosì"; sarebe il meglio si stese cho'
lla
manmasa; no' lle crescrebe tanto l'animo. Altro no' dicho. Idio
ti ghuardi.
Rachomandami a
Niccholò e salutami mona
Franciescha e tutta
la
brighata.
per la
Margherita ti si rachomanda, di
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
1393
[ms.:1390
] Da
Prato, dì 14 di
febraio.
Risposto.