Al nome di Dio. A dì III d'
aprile 1397.
Istasera n'ebi una tua per
Arghomento e chon esa due
zanelle
e una
zana: rispondo apreso. De'
danari di
ser
Naldo furo'
lire
quatro e mezo e no' più, e istasera fue a mene monna
Chaterina
e disemi che, s'io avesi bisongnio di
danari, ch'ella me ne
presterebono
e ch'io mandasi per esi, ch'io arei quegli ch'io vorei, ma
altrimenti no' me ne darebono. Di questo fatto asteterò tanto che
tue ci sia poiché cci debi esere tosto e farane quanto ti parà.
Michele foe solecitare quanto poso, e anche dirò a
Barzalona
quanto mi di' sopra ciò ch'egli dicha per quelo modo gli pare.
Da
Pistoia non n'ò auto nè
danari nè lettera: chome nulla
n'avesi te ne aviserò. Piacemi avesti il
paniere e chon eso quanto
mandai. De'
chaperone non è altro a dire. A
Nicholò di Piero dirò
quanto m'à' de
tto.
La
cruscha ti manderò chome prima potrò o per
Arghomento
o per
Nanni da Santa Chiara. Altro per ora no' dicho. Idio ti ghuardi
senpre.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Francescho di Marcho da
Prato, in
Firenze propio.
1397 Da
Prato, a dì 4 d'
aprile.