Molti ringraziamenti v'ho a fare per parte delle donne
di
Guido e di
Nofri, e l'altre; che tutte mi furono intorno
iersera, essendo con
Nofri e altri vicini addosso
a uno gran
cavriuolo che mandò
Giusto d'Agostino a
Guido. E dolfonsi, che dicono veramente furon troppe in
numero. Rispuosi quanto potei amichevolemente per parte
vostra.
Io non so che patti o che costumi sono i nostri! Da buon
tempo in qua voi discordate da quel che mi piace; che non
solea così essere: e se fosse licito, direi voi mi fuggite
per trovar
Barzalone. Sono a
Firenze, voi andate a
Prato;
cioè di
quaresima. Per
pasqua vengo costà, e voi a
Firenze.
Torno al covile dopo le
feste, e voi a
Barzalone. Questa
influenza arà pur fine. Dio ciel ponga in consolamento
d'amendue, e non con dispiacere del
fattor maggiore.
Questa cominciai per dire a
Barzalone, che
Nofri è disposto
fare impresa per lui, quando alla sua posta si verrà; tante
volte glie l'ho ricordato! E più ho operato in un'altra
Ventina, uno che m'è padre e fratello, e vero amico, farà il
simile nella sua per lui. Iddio non m'aiuti se queste cose ho
fatte per me proprio, tanto mi fido nella ragione. Voglia
Iddio ch'io abbia ben fatto per me; per cose che pure stasera
ho udito. Dicemi il secondo amico, che arebbe caro una nota
veritiera e brevissima di ciò che vale quel di
Barzalone, per
poterne dire sodamente, ove nel più si ragionasse. Ho preso
tempo, o vero messo tempo in mezzo da procacciarla; e lui ha
bene nel capo il suo nome. Non posso tenermi ch'io non mi
adoperi per chi mi vi toe tutto dì.
El
panno vostro arete
lunidì a
Prato; chè
Lapino vel
rimanderà. De! siatene contento, che per sì vil cosa
e' non si metta a tanto periglio: che, per Iddio, per me
il fa contra mia saputa, pensando mostrarmi l'amore che mi
porta: e io l'ho per male, che per questa via egli il
facesse, essendo
lanaiuolo; e io avea intenzione recarmelo io
propio; e per lo vostro non m'è mai accaduto ad andare. Dicol
per tanto, perchè 'l vostro giovane mi chiede ch'io vel
faccia tornare, poi non è suto levato di là.
Io mi sto solo in
casa nel
letto e nello
studio in quella
letizia che stavano i romiti buoni nel monte, e non sento
venti nè da man dritta nè dalla manca. Così penso fate voi
costà: e se non ène il vero, mal fate; e poco senno operate,
a darvi travaglio di nulla.
Non vi gravi farmi dire ad
Antonio Bicocchi, che tenga il
grano mio in luogo o in modo che se a questi dì mando per
esso a un tratto, ch'e
vetturali il possan
caricare.
O
Barzalone, fa'
masserizia di quello
aceto; ch'io ne vorroe
anche, logoro questo: e di' a
Meo Saccente, che fe male a
riportar le sei
scodelle domaschine che
Francesco avea detto
fossono la parte della
villa. Qui n'ho io troppe, e di quelle
e dell'altre. Arà creduto fare bene al signorso, et e' non
fia così. Sono de' sottili suoi avvisamenti! -
LAPO vostro. XVI d'
aprile.