Sopra questa materia della gabella, perchè Stoldo me ne disse parole, vi rispuosi stamane, e diedi la lettera a Cecco da Paperino; e con voi dissi liberamente l'animo mio. Ora veggio che è pur da dovero: che mai tanta maraviglia non ebbi di voi, a esser contra me tanto ingrato, che de bono opere io sono bastemmiato da voi. Veggio che que' da Barzalona vi conoscono meglio di me nello spendere; e veggio che aremo uccellato sì gentile uomo, che m'avete fatto dirgli a mio dispetto quello io non volea. Ma a me non tocca se none biasimo per fede ch'io v'ho; e la vergogna è di chi mi fe dire: Francesco, se voi aveste per non diviso terra, e l'altra metà fosse di Santa Maria Nuova, e ser Paolo la desse altrui ch'a voi per medesimo pregio o 1/4 più, direste che ser Paolo fosse indiscreta persona: e forse n'areste ragione. E io ho tanto fatto, che e' n'ha servito voi: e voi mi biasimate, come s'io v'avesse tolto il vostro; e avvisatemi ch'io sia savio un'altra volta. Lodato sia Dio! Farei meglio a tacere. Ma fra' buoni amici nulla dee stare coperto. E così viverò. So ch'io ho messi questi denari in borsa a ser Paolo; esso n'ha quel ch'io; anzi sono de' poveri, ec.. Io non so come vi rimaneste qui nella vostra partita: e anche Guido nol sa; e però non so quello abbia a dire della vostra tornata. La lettera c'ha Cecco, ch'arete domane, dice tutto. Vogliatemi di meglio, s'io ho natura che mi crucci quando ho ragione. [OMISSIS]