Ecco l'ordine del mondo e delle cose terrene. Dopo la lettera
fatta, è venuto a'
Venti uno, che ha data una nota a uno di loro, di tutti
vostri
traffichi d'ogni parte;
e pare che sia stato con voi cento
anni, tanto ha appuntato ogni
cosa: e fa una
somma di
fiorini XL mila, come gli venne a bocca. Il
perchè egli entrò sì nell'animo ad alcuno di loro, che ciò ch'era fatto si
disfè; e da capo ricominciano la danza ne' fatti vostri a ricercare: chè
troppo è lor coltello tagliente non potere avere i
libri vostri. E tanto
seppe fare alcuno amico, ch'eravate ito a buon termine. Sono da capo
stato con quegli tre c'ho più speranza, e fatto operazione che la cosa si
racconci; o e' la sconcino per modo, che vi diano
bando; chè poca
levatura arete, e poco guadagneranno. E qui ho detto quello m'è stato
possibile. Iddio provvegga: noi non sappiamo qual sia nostro bene. Io ho
detto com'io so vostri fatti, e parte del vostro
testamento; e come il
vostro viene, ec
.; e come lasciate che, con grande spesa di voi, le
vostre
ragioni riveggia il
Comune; e come allora non ci era menzione di
prestanza. E ho trascorso in verità e bugìe. Ora è tratto
Istoldo; e dal
giorno a
terza, che ora scrivo, sono stato con lui. Io temo non muoia
d'affanno; che me ne incresce per la boce gli è data. Ora e' son pur savi:
e
Stoldo ho molto confortato e conforto. Ben si potrebbe dire: Vienne
morte, de! vienne morte.
La mano mi triema, tanto sono riscaldato per l'andare. -
Sabato, a
terza.