Al nome di Dio. A dì 16 d'
aprile 1397.
Io v'ho per molte scritto quant'io sono di
Francesco di Marco; e sapete
quanto io v'ho raccomandati i fatti suoi, i quali riputo miei, perché così
veramente sono. E di quanto avete fatto per lui vi ringrazio, e hollo più che se
per me propio l'avessi fatto. E ora più che mai ha bisogno dell'aiuto e servigi
vostri, come per lui vi sarà scritto più compiutamente.
Egli ha costà il suo giovane co'
libri e
scritture loro, e havi
roba ed avere; e
così ha dare altrui. Vorrebbe, per onore di lui,
pagare chi de' avere da lui, ed
essere
pagato da chi e' de' avere; e potere avere la sua
roba e 'l suo giovane
e'
libri e le
scritture; sì ch'a nullo facessi torto, nè fosse fatto a lui. E
però in questo vi vuole faticare, come appresso vi dirò.
Vorrebbe che voi vi faticassi in veder modo che la
roba ch'egli ha costà si
cercasse di dare in
pagamento a' suoi
creditori, e così le dêtte di que'
danari
vi de' avere: e se nulla mancasse, vuole che voi promettiate e
paghiate per lui,
e egli gli
pagherà qua; riavendo il giovane e le
scritture e'
libri che sono
costà.
In caso questo non potessi fare, è contento; potendo riavere salvamente la
sua
roba e quello de' avere d'altrui, e 'l giovane e le
scritture; di
pagare
ciascuno che da lui dovesse avere: e vuole che per lui ve n'
obrighiate, e elli
di tutto vi conserverà sanza danno. E io ve ne voglio essere
obrigato per lui:
che mi dice vi de' dare circa
fiorini 1400 d'
oro.
E dove si contentassono di pigliare la
roba e le dètte e tenerle per
sicurtà; è
contento dare a ciascuno x per cento di
providigione, fino gli arà interamente
pagati. Sì che vedete con questi modi vuole, per suo onore, si cerchi che chi
de' avere da lui sia
pagato; potendo egli,
versa vice, riavere il suo,
ch'egli ha costà, e 'l giovane, e'
libri e
scritture, come dico di sopra.
Per che quanto posso più strettamente vi priego che, per amor di me, non vi sia
grave a durar questa fatica, come se 'l fatto fosse mio o vostro propio, e
pensare ch'egli abbi sua intenzione per quel modo vedete sia più giusto, e più
fattibile e onesto: riputando ogni cosa che per lui farete, riavere io propio;
la qual cosa mi sarà di troppa singular grazia. E perchè lui, o vero i suoi di
qua ve ne scriveranno più compiutamente, non vi darò più fatica io: e forse ho
scritto troppo; ma la virtù vostra m'assicura, e l'amor ch'io porto a
Francesco
m'ha costretto.
Se si dicesse, che parte della
roba di
Francesco fosse
arrestata per li
danari
che que' vostri debbano avere; rispondete, che ve n'ha tanta, che ben si può
disarrestare la sua, vogliendo fare quello che voi vedete: sì ch'a questo
provedete come il caso richiede. Sono a' piaceri vostri. Iddio vi conservi nella
sua grazia. In
Firenze. -
GUIDO di messer Tomaso.
Egregio viro
Lorenzo Ciampolino, in
Pisa, padre carissimo.