Al nome di Dio, a dì 7 di giugno 1395. Iarsera n'ebbi una tua per lo Fattorino. Attendo a spacciarmi di qua e a boccha ti farò la risposta. Istamani ti mandai per Nanni sette pippioni assai chattivi: fagli inbecchare e fanne che tti pare. In quest'ora ò iscritto a Stoldo; s'egli è chostì, che vengha qua per uno dì o per due e poi insieme ce ne verremo tutti. Fa i manichini, e io fo chonpiere il farsetto, e giovedì, se a Dio piacerà, me lo vorrò mettere. Mandami i manichini il più tosto che puoi. Idio ti guardi. per Francescho di Marcho, in Prato. Io no mangio nè dormo, nè dì nè notte, per potermi subito ispaciarmi di qua, ma e' non è agevole a fare chome a dire. Ma i sospetti non si posono levare a chi gli à; ma piacése a Dio che a tutti gli uomini e tutte le donne bisognàse di prrendere sospetti l'uno chontro all'altro chome bisogna avere sospetto sopra a me! Viene, questa a dì 8, chostà Niccholaio Martini: veratti a vedere, fagli onore, se lo vuole ricevere, e fae che dorma in chasa e fagli ghovernare il ronzino. Io foe quanto poso per ispaciarmi di qua, non poso più ch'io mi posa. Quando a Dio piacierà io ne verò: non dirò mai più domattina se no sarò bene prresto. Franciescho di Marcho da Prato alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1395 Da Prato, a dì 7 di gugnio.