Al nome di Dio. A dì 21 d'ottobre 1394. Iersera ricevetti tua lettera: quanto òne inteso, apreso ti rispondo a' bisogni. E' suto qui Arigho dipintore e àmi detto chome arà chonpiuto ogi il lavorio a Santo Franciescho e dice, ch'io ti scriva quello vuogli fare cho' llui de l'atra dipintura, ch'àne ragonato chon techo e dice che, per lo meno, ne vuole fiorini cinque, ono danaio, e dicie: "Se crede ch'io lo ghordi, avisi siene a Firenze"; sì che, pertanto, iscrivi istasera quanto vuogli si faci cho' lui, e quello si farà; e se vuogli si disfacino i ponti. Meo vi dirà la misura dell'andisia che ci mancha, ch'ène uno cintolo, che vuole esere tanta lungha quanto ène il cintolo e tanta largha quanto ène la misura chorta. Le botti sono tutte piene e stano bene. De' reveruschi no' posiamo trovare, ch'io n'ò informato Barzalone e asai persone e no' se ne truova; e anche il Tarpuca no' truova; dice Barzalone che aveno mescholato vechio e nuovo, no' bisogna raveruschi, né a' vini di monte pocha chosa gli pare ce ne mancherebe; mostrerò a Barzalona quanto vino c'àne di piano, e quello mi chonsiglerà farò, se ttu vorai. Zacheri lavora a Ghonfienti; il mogo del chalcina ène ispenta; Nanni di Ghiduccio lavora chon ser Magio: saprò da lui, istasera, quando debe andare al Palcho e aviserotene istasera. Mandaci istasera Meo e manderotti domattina quanto ci ène rimaso v' abia a venire; l'atre chose di chasa achoncerò per modo sarai chontento. Per fretta no' dicho altro; dite a Cristofano mi 'nsengni la chiave della chassa sua per avere più chose che vi sono e per mandagli le chose sua che no' rimanghino qui. Idio vi guardi. per la Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1394 Da Prato, dì XXI d'ottobre.