Al nome di Dio. A dì 25 d'ottobre 1397. Ogi ne ricevemo una tua lettera per Nardo di Chalendino, e chon eso era una andava a Barzalona e una andava a Nicholò di Piero, e una a Franciescho di Mateo: abiale date, sì che sta bene. Per un'altra ti scrivemo chome la lettera di ser iSchiata era andata. I maestri non furono ieri a l'orto e, se vi fosono istati, no' v'arebono fatto nula per l'amore che piove: sonvi istati ogi ed ànno auto bello tenpo; èvi istato Nanni di Ghuiducio e Nanni mugniaio, e il Manescho e 'l Beso e la Lodola, e ànno tirato il fondamento isino sopra terra e volto l'archo ch'è di verso Biagio; domane anche vi sarano a l'orticino e penso a loghorare quela chalcina che v'è, e sabato sarano a l'aia e chonpiervi, e Nanni ispegnerà domane quatro mogia di chalcina a l'orticino e, se potrà, sabato o lunedì ne spengnerà uno mogia ne l'orto; per fare il forno tôrela da Bartolo da Manghone. Dello iscrivere chometo in Ghuido e i' Nanni: ongni sera lo ramento loro inazi che cenino e dichono che 'l fano. Del pane i' non poso fare bello, perch'io non n'ò di che mandatene, per l'amore de l'atra famiglia, e anche ti scrisi di quale grano volevi che noi togliesimo per darne uno sacho a' mulino che fusi buono. Io t'arei mandate le chastangne domatina, ma Arghomento mi dice ch'à sì grande some che no' le può arechare; una chopia di formagio pure gli darò io, perché c'uscì di mente istamane. Se tu vi dovesi istare più che domenicha, iscrivimelo e achateròne uno pocho di farina da Barzalona e faròtene parechi per te belli, e manderetegli. Delle mezane meteremo dove tu di'. De' lengni disi a Iachopo, ed e' dise che ne sarebe chon Pagholetto e farebegli seghare, e, per amore che Pagholeto à auto alchuno inpacio, no' l'à seghato: soleciterelo il facia seghare. Barzalona è istato qui a me, e disigli de' fatti di Mateo mungniaio, ed e' mi dise no' me ne bisogniava inpacare, in però che Nicholò t'aviserebe a pieno d'ongni chosa. A Nanni abia' detto del fodero. Della chalcina di Piero v' aviseremo per la prima se chocerà o sì o no, e sì di matoni e d'ongni chosa. Della madre di Simone, io andai a chasa monna Ghaia per vedere monna Ghaia, ed ela v'era: io la preghai ch'ela venisi a me, a chasa, che le volea parlare parechi parole, e anche, ne preghai monna Ghaia, che le dicesi venisi a me chè tue m'avevi detto ch'io le dicesi parechi parole; e' l'è sì sorda, ch'io no' voli istare a gridare ch'ongni gente m'udisi. Ela non è mai venuto a me: manderò per lei e diròle quanto m'à' deto. Da Stefano pianelaio, abiàno auti lire venticinque, avavano bisognio di danari ché togliano di questi; gl'atri soleciteremo, se ne potremo avere niuno. Per Bartolo de' Chastangni manderemo e diregli quelo ci di'. Le tortole forse ci manichereno. Che vuole dire che tu ci ramenti ongni chosa? E il palafreno che m'à' meso in stala non n' è di nula, ché lo potresti porre chon u' signiore, perché sa fare le riverenze, sono de l'atre charovane che ci venghono a le mani. (vogi) Tra l'atre proprietà, ch'egli à, e' manucha bene e porta male. Alle mura de' saracini no' v'à danno niuno. Le botte e l'uscio faremo per modo istarà bene. Altro per ora no' dicho. Idio ti ghuardi senpre. Rimanda i' sacho e il paniere ch'io t'ò mandato, il più tosto puoi. Sarà chon questa una lettera di ser iSchiatta e una di Barzalone. per la tua Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1397 Da Prato, a dì 26 d'ottobre.